La rivalutazione delle pensioni e l’adeguamento degli assegni cambia mese: perché non ci sarà più a novembre 2023. Fino a quando bisognerà attendere?
Il decreto Anticipi aveva evidenziato in rosso il mese di novembre per i pensionati che avrebbero dovuto ricevere l’anticipo del conguaglio, specialmente visto l’adeguamento degli assegni. Si tratta in genere di una scelta che l’Inps adotta a gennaio, ma alla fine qualcosa è cambiato.
Il testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 18 ottobre ha invece spostato la data: tutto si terrà a partire dal prossimo primo dicembre. I pensionati italiani riceveranno il conguaglio con l’ultimo assegno del 2023. Ciò significa che la tredicesima sarà leggermente più alta.
Rivalutazione pensioni, cosa è previsto
I pagamenti avverranno tramite bonifico il primo primo dicembre (banca o in posta) e si concluderanno il martedì 5 dicembre per i pagamenti in contanti presso i vari uffici postali ubicati in tutta Italia. Anche in questo caso non mancano le novità grazie al conguaglio di perequazione nel 2023. Si tratta di un adeguamento per l’inflazione 2022 che darà vita ad un +0,8% sulla pensione di dicembre: risposta all’aumento medio registrato all’8,1%.
Questo significa che arriveranno gli arretrati del 2023 relativi al periodo gennaio-novembre, da qui anche l’aumento della tredicesima (+0,8%). Ovviamente il conguaglio sarà suddiviso in base alle fasce di reddito. La copertura completa al 100% riguarderà soltanto chi non supera di quattro volte l’importo minimo.
Conti alla mano, infatti, la rivalutazione è quindi piena solo ed esclusivamente per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo dell’Inps. Ecco tutte le soglie:
- 100% per l’assegno fino a 4 volte il minimo (2.101,52 euro lordi al mese);
- 85% per i trattamenti fra 4 e 5 volte il minimo (2.626.90 euro lordi);
- 53% fra 5 e 6 volte (fino a 3.152,28 euro);
- 47% fra 6 e 8 volte il minimo (fino a 4.203,04 euro);
- 37% fra 8 e 19 volte il minimo (fino a 5.253,80 euro);
- 32% oltre 10 volte il minimo Ines (da 5.254 euro a salire).
L’ultima fascia, a partire dal 2024, scenderà però dal 32 al 22%. L’aumento generale degli assegni è dettato anche dal fatto che non sono presenti addizionali regionali e comunali: in entrambi i casi si tratta di dilazioni effettuate durante il corso dei mesi.
Con questa scelta, di conseguenza, il conguaglio non sarà pari per tutti al 100% e quindi le pensioni dovranno rispettare dei requisiti ben precisi, con tanto di percentuali d’aumento previste grazie alla Legge di bilancio approvata nel 2022.
Bonus pensioni minime, di cosa si tratta
E per le pensioni minime è presente un importo aggiuntivo chiamato Bonus tredicesima o Bonus 155 euro. Si tratta nello specifico di una erogazione alla pensione introdotto dalla legge finanziaria 2001: si tratta di 154,94 euro in più.
Questo compenso viene riconosciuto a chi percepisce una o più pensioni con importo non superiore al trattamento minimo (chi non è arrivato a percepire la somma di 7.327,32 euro all’anno nel solo 2023).
Il bonus è previsto soltanto per chi rispetta queste determinate condizioni di reddito. L’importo spetta infatti ai titolari delle pensioni erogate dall’Inps, eccezion fatta per pensioni e assegni sociali o prestazioni agli invalidi civili, pensioni dei dipendenti di enti di credito, dirigenti d’azienda e di quei trattamenti che non hanno natura pensionistica.