Dimitri Fricano esce dal carcere nonostante la condanna a 30 anni: è troppo obeso, fuma ed è affetto da alcune patologie. Il caso fa discutere. La rabbia della famiglia della vittima.
Fricano è considerato troppo obeso, iper fumatore e affetto anche da altre patologie. Proprio per questo, di conseguenza, il Tribunale di Torino ha concesso gli arresti domiciliari al 35enne Dimitri Fricano.
L’uomo sta scontando una condanna a 30 anni di reclusione per il delitto della fidanzata Erika Preti. Le motivazioni dei giudici non fanno altro che aumentare le polemiche, specialmente viste le motivazioni.
Il caso
Fricano uccise l’11 giugno 2017 la fidanzata 25enne Erika di Tollegno, in provincia di Biella. Il delitto avvenne mentre la coppia si trovava in vacanza all’interno di una villetta a San Teodoro (Sardegna).
In seguito al delitto, però, l’uomo fece apparire la morte della compagna come la conseguenza di una rapina terminata male. Si presentò successivamente in Procura a Biella per confessare il femminicidio avvenuto dopo una lite. L’anno successivo la condanna diventò definitiva, ora invece la decisione.
“A causa delle sua obesità e delle limitazioni funzionali derivanti dalla polineuropatia agli arti inferiori e superiori non è in grado di assolvere autonomamente alle proprie necessità quotidiane e ha bisogno di un’assistenza che non è possibile dispensare in istituto“, si legge nell’ordinanza dei giudici. Dopo l’accoglimento del ricorso, presentato dall’avvocato Alessandra Guarini, Fricano ha raggiunto l’abitazione dei genitori.
Le motivazioni parlano della impossibilità, da parte del carcere, di somministrare al detenuto dei pasti ipocalorici. “Non può seguire le indicazioni dietetiche, con frequenti episodi di ‘binge eating’ di alimenti controindicati“, si legge. Fricano è inoltre sottoposto ad altre valutazioni di natura psichiatrica e questo non riguarda l’obesità severa e il fumo attivo con “100 sigarette al giorno“.
Lo stato di salute non sarebbe compatibile con la detenzione nel carcere della Vallette, a Torino. Per questi motivi, quindi, la detenzione non è compatibile con le sue condizioni. “A causa della condizione di grande obeso, pur disponendo di una carrozzina per gli spostamenti, non riesce ad accedere ai servizi per le barriere architettoniche esistenti e per le difficoltà connesse alla possibilità di spostarsi con detto ausilio“, commenta l’ordinanza delle polemiche.
La replica della famiglia
Non è tardata ad arrivare la replica della famiglia di Erika, la 25enne di Pralungo, uccisa da Fricano l’11 giugno 2017 durante una vacanza in Gallura.
“I domiciliari per Dimitri? Sono una decisione vergognosa. Sapevo non avrebbe scontato 30 anni di carcere, ma sei sono davvero troppo pochi. Non si augura la morte a nessuno, ma questa storia finirebbe solo così. Tanto nessuno mi ridarà indietro ‘la mia bambina’. E per noi il dolore è ancora troppo forte“, spiega Fabrizio Preti.
Fricano era stato già trasferito dal carcere di Ivrea a quello di Torino, lo scorso 9 novembre i domiciliari a causa delle condizioni di salute. Un delitto confessato a distanza di un mese, in seguito a vari interrogatori durante i quali Dimitri Fricano si sarebbe difeso dalle accuse, poi la scelta di dire tutto.
“In tutti quegli anni non l’ho mai visto fumare. Strano che oggi sia stato quello ad aver aggravato la sua patologia. Ma non l’ho mai visto manesco con la ‘mia bambina’. Anche in vacanza, mandavano foto dal mare in cui ridevano. Non posso pensare ancora oggi che lui abbia tolto la vita alla mia unica figlia“, spiega l’uomo visibilmente contrariato dopo la decisione comunicata dai giudici.