Una 30enne stata violentata da un giovane di origini magrebine lo scorso primo novembre. Oggi racconta la sua scioccante storia sui social. “Ero nuda in mezzo ai campi, nascosta per sei ore”
La storia di violenza sessuale arriva da Priverno, comune in provincia di Latina dove, il primo novembre scorso una 30enne è stata stuprata da un 22enne nordafricano che ha avvicinato la sua preda intorno alla mezzanotte. La ragazza era a piedi, da sola e stava rincasando quando lo stupratore si è avvicinato: “Vieni, ti accompagno a casa”, il primo approccio dell’uomo.
Il 22enne le ha offerto un passaggio in motorino ma appena i due si sono ritrovati in una via isolata, il magrebino ha costretto la ragazza a seguirlo in un casolare abbandonato e lì, dopo averle strappato i vestiti, l’ha violentata. In un attimo di distrazione del giovane la vittima è riuscita a scappare fuori dal casolare per poi nascondersi tra i rovi e i cespugli della campagna. A distanza di 6 giorni dall’accaduto, oggi la vittima racconta la sua orrenda storia affidando ai social un lungo post.
30enne violentata da un giovane. La storia shock della vittima pubblicata sui social
A riportare il racconto della tragica vicenda della vittima dello stupro di Priverno è la Repubblica che cita il post scioccante che la ragazza ha pubblicato sui social. “Era un conoscente. Avevo fretta di tornare da mia figlia. Ho accettato il passaggio (e ho sbagliato). Ma solo per questo è stato giusto subire tutto ciò? I suoi urli, la sua violenza carnale, i suoi pugni in testa…”.
Queste sono solo le prime battute del drammatico racconto della violenza sessuale subita dalla 30enne e finita sui social. E’ la stessa vittima, una giovane mamma, che racconta nero su bianco cosa le è capitato quella notte di sei giorni fa. Il suo aguzzino, un muratore magrebino di 22 anni è stato fermato e arrestato dai carabinieri di Latina con l’accusa di violenza sessuale. Ma nella mente della donna i ricordi sono ancora troppo freschi e vividi. Il dolore ancora di più.
Così spiega, a chi legge, cosa ha subito in quegli attimi di brutale sofferenza e dove ha, poi, trovato la forza di scappare e mettersi in salvo. “Ho reagito nel momento in cui ero sicura di non sbagliare e di riuscire a scappare. Ho sopportato il freddo nuda sei ore in mezzo alle spine e agli alberi per non farmi trovare, perché mi ha cercata per ore. Quando non mi ha più cercata, e quando sentivo che il mio corpo non si muoveva più perché intorpidito dal freddo e dallo shock, pur di trovare un’uscita sicura dove poter chiedere aiuto, mi sono portata avanti al petto tutti gli alberi, i rami e le spine camminando al buio pesto. Sapete perché? Per tornare da mia figlia. La mia unica ragione di vita”.
La paura di essere raggiunta di nuovo dallo stupratore
Il racconto della vittima si conclude, come riporta il quotidiano romano, così: “Per sei interminabili ore bloccata li, non ho mai dubitato che sarebbe andato tutto bene. Ho il corpo ricoperto di ferite ma non è stato nemmeno un pizzico rispetto al dolore della lontananza di una madre dalla propria figlia. Non sono io che mi devo vergognare. Ma quell’essere che credeva che avrebbe schiacciato una donna. Forse è riuscito a farmi del male, ma non conosceva la forza di una mamma”.
Alla fine il post di denuncia si conclude con un impeto di coraggio da parte della donna che, come se fosse rivolta direttamente al suo aguzzino, gli comunica senza timore: “Non ti farò vincere nemmeno un giorno di più regalandoti la mia tristezza o il mio dolore”. Nel frattempo, l’uomo ora arrestato e incensurato avrebbe raccontato agli uomini dell’Arma dei carabinieri che non avrebbe abusato sessualmente della ragazza ma che tra loro c’era una frequentazione che andava avanti ormai da quasi un mese.