E’ stata aperta un’inchiesta dalla Procura speciale di Astana per fare luce sulle presunte torture denunciate da Amila Milo, 18enne italiana detenuta nel carcere di Astana in Kazakistan, da parte di alcuni poliziotti
La giovane 18enne italiana è stata arrestata in Kazakistan tre mesi fa con l’accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Amila Milo ha denunciato di aver subito, durante i giorni in cui sarebbe stata detenuta in un appartamento segreto a metà giugno scorso, diversi abusi a suo carico inferti da alcuni agenti. La procura di Astana ha così aperto un’inchiesta per far chiarezza su quanto raccontato dalla ragazza.
Il legale di Amina, l’avvocato Alibek Sekerov, avrebbe riportato all’ANSA le parole della sua giovane assistita che dal carcere scrive di essere stata “maltrattata, picchiata e avrebbe anche subito dei tentativi di stupro”. Il legale precisa anche che nella giornata di oggi, lunedì 30 ottobre, “ci sarà un altro confronto in Procura con uno degli agenti indagati e con altri testimoni”.
Amina Milo, Procura di Astana apre inchiesta: indagati alcuni poliziotti accusati di torture
Secondo quanto ricostruito dalla famiglia e dal suo avvocato, la 18enne Amina Milo è stata fermata a Astana dalla polizia il 18 giugno scorso mentre era in giro con un suo amico coetaneo del posto. Il giovane avrebbe avuto con sé della droga ma, come riporta anche La Repubblica, secondo il legale “Amina era all’oscuro del fatto che il ragazzo avesse con sé dello stupefacente”.
Inoltre, gli esami tossicologici effettuati sulla 18enne pugliese non hanno evidenziato la presenza di alcuna sostanza tossica nel sangue della giovane e, dunque, afferma l’avvocato: “Amina è stata detenuta senza alcun motivo”. Secondo quanto riferito, dopo il fermo la ragazza è stata portata da alcuni agenti della polizia di Astana in un appartamento “segreto”.
Dal posto segreto un poliziotto avrebbe, poi, contattato la madre di Amina, Assemgul Sapenova, chiedendole 60mila euro per il rilascio della figlia. La donna su consiglio del suo legale si è rivolta all’ambasciata italiana che ha ottenuto il rilascio della 18enne. Ma la “vittoria” è durata pochi giorni poiché l’11 luglio, Amina è stata di nuovo convocata dalla polizia locale. Qui, dopo che alcuni agenti le hanno fatto firmare dei documenti non compresi dalla ragazza in quanto non conosceva la lingua kazaka ne quella russa poiché vive in Italia da quando aveva 8 anni, è stata arrestata con l’accusa di traffico internazionale di droga.
Detenuta da 3 mesi senza prove
La giovane 18enne italiana è detenuta nel carcere di Astana, in Kazakistan, ormai da più di tre mesi, con l’accusa di traffico internazionale di droga e, come specifica il suo avvocato, “senza alcuna prova”. La famiglia della ragazza assieme al legale hanno chiesto aiuto al ministero degli Esteri italiano Antonio Tajani.
Amina Milo Kalelkyzy è nata in Kazakistan ma ha la cittadinanza italiana, a Lequile, in provincia di Lecce, dove vive dall’età di 8 anni con la sua famiglia. Questa estate era partita con la madre per visitare alcuni parenti ad Astana, in Kazakistan, ma da quel viaggio Amina non è più rientrata. Da quando è detenuta in carcere, Amina comunica con la madre attraverso lo scambio di biglietti, uno dei quali è stato successivamente pubblicato dall’ANSA per rendere noto il caso della giovane.
Nel corso della sua detenzione Amina riceve periodicamente visite da rappresentanti diplomatici italiani, ma la mamma da quando la figlia è stata arrestata si rifiuta di rientrare in Italia per incontrare il ministro degli Esteri Tajani. La paura della donna è quella che poi non le sia più consentito di ritornare in Kazakistan dalla figlia. Inoltre, alla ragazza sono stati negati gli arresti domiciliari chiesti dal suo legale con la motivazione di una possibile fuga all’estero. Nel frattempo, a inizio ottobre il tribunale Kazako ha allungato la pena detentiva della 18enne con un altro mese in attesa del processo. Se Amila Milo dovesse perdere il processo potrebbe rischiare una condanna fino a 15 anni di carcere.