La 31enne Etleva Bodi strozzata dal marito in casa a Savona è morta dopo due giorni di agonia in ospedale. L’uomo ha agito accecato dalla gelosia verso la moglie. L’appello del fratello della vittima: “Aiutateci”
L’ennesima tragedia familiare è accaduta a Savona. Vittima della gelosia morbosa del marito è la 31enne Etleva Bodi, madre di 4 bambini. La donna di origine albanese è deceduta dopo due giorni di agonia presso l’ospedale San Paolo. Etleva era giunta in pronto soccorso in fin di vita dopo che il marito aveva tentato di strangolarla in casa a seguito di una brutta lite tra i due.
Il femminicidio è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato scorso. E’ stato lo stesso uomo, Selami Bodi di 41 anni, anch’egli originario dell’Albania, ad allertare i soccorsi dopo essersi reso conto che la donna non respirava più. Intervenuti immediatamente sul luogo del fatto, i sanitari del 118 hanno trasportato la 31enne presso il nosocomio di Savona in condizioni critiche dove è stata ricoverata nel reparto di rianimazione.
Morta dopo due giorni di agonia la 31enne strozzata dal marito. La tragedia a Savona
I medici del 118 arrivati nell’appartamento sito al centro di Savona avevano disposto l’immediato trasferimento all’ospedale San Paolo per il ricovero della donna che versava in condizioni critiche. Dopo il femminicidio di Etleva Bodi, il marito e autore del delitto, è stato trasferito negli uffici della Procura di Savona dove alla presenza di un magistrato è stato ascoltato sul caso.
Successivamente il 41enne è stato trasferito in carcere. Dovrà rispondere del reato di omicidio. La donna, che era giunta in ospedale ancora viva, è stata dichiarata clinicamente morta dai medici ieri sera, dopo due giorni di agonia. Nella tragedia familiare anche i 4 figli della coppia, ora affidati ad uno zio materno. Il dramma è iniziato la notte tra venerdì e sabato scorso, nella casa che i coniugi dividevano a Savona. Secondo una prima ricostruzione, tra moglie e marito è scoppiata una lite sfociata, in poco tempo, in una violenta discussione. Si presume per motivi di gelosia dell’uomo.
La 31enne Etleva si chiude in camera da letto e il marito, rendendosi conto che la moglie stava parlando al telefono con qualcuno, entra in camera come una furia accecato dalla gelosia. Aggredisce la donna mettendole le mani intorno al collo e inizia a stringere forte. Lascia andare la presa solo quando si accorge che la moglie non respira più. In quel momento chiama un’ambulanza. Il personale sanitario tenta il miracolo rianimando la donna. Nel frattempo, nell’abitazione giungono anche i carabinieri di Savona.
L’appello accorato del fratello di Etleva
Gli uomini dell’Arma dei carabinieri capiscono immediatamente cosa poteva essere successo in quella casa. L’ipotesi diventa quasi una certezza quando osservando la reazione disperata dell’uomo e il suo stato d’animo molto scosso. Quando, poi i medici del 118 confermano lo strangolamento, i militari avvisano il magistrato di turno per l’inizio delle indagini.
A capo dell’attività investigativa c’è il sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro al quale, più tardi, l’aggressore confesserà di aver tentato di uccidere la moglie e di aver lasciato il collo della stessa quando si è accorto che la donna non respirava più. Poteva andare diversamente, ma Etleva è deceduta dopo due giorni lasciando orfani i suoi 4 figli piccoli. Ora, il fratello della 31enne, Erjon Kanolja, ha lanciato un appello attraverso la piattaforma di crowdfunding per riportare la salma della sorella in Albania. Come riporta anche Leggo, l’uomo ha scritto:
“Rivolgiamo un appello a tutti gli albanesi e alle persone sensibili a questa disgrazia che ci è capitata affinché ci aiutino in ogni modo a portare in Albania il cadavere di nostra sorella e anche ad aiutarci in ogni modo per la riabilitazione che verrà fatta ai suoi 4 figli minorenni che ha lasciato. Un grave evento accaduto la sera del 27 ottobre a Savona, ha tolto la vita alla mia innocente sorella Etleva, rimasta vittima del marito e dei suoi malati episodi di gelosia. Quella sera mi ha avvisato mio nipote, che ha solo 13 anni: ‘”Zio, vieni presto”, è stato il suo grido. La polizia e le forze mediche hanno fatto del loro meglio per salvare la vita di mia sorella, ma lei non è riuscita a sopravvivere a causa del trauma. Ha lasciato 4 figli che ora sono nelle mani della giustizia italiana e del destino. Un evento del genere ci ha lasciato scioccati, incapaci di accettare la realtà. Per favore, aiutaci a portare il suo cadavere e a riabilitare questi 4 orfani“.