Accuse gravissime per gli agenti della Penitenziaria che avrebbero avuto incontri sessuali con le detenute nel carcere di Rebibbia: cosa emerge dalle indagini.
La Procura di Roma ricevette a dicembre 2021 una denuncia riguardante presunti rapporti sessuali fra agenti della polizia penitenziaria e detenute del carcere di Rebibbia. Si parlò in particolare di un settore del carcere – quello che ospita le transessuali – con tanto di dettagli. A riportare una testimonianza è Repubblica che cita una transessuale straniera.
Proprio nella denuncia emergerebbero presunti incontri fra un paio di poliziotti e una trans, ma ci sarebbe addirittura anche un matrimonio. E proprio la transessuale ha dichiarato di aver subito degli abusi – da parte di alcuni agenti – proprio all’interno della casa circondariale.
Il suo racconto
Con queste accuse sarebbe così partita l’indagine della Procura di Roma che, di fatto, avrebbe parlato di un episodio isolato. Dalle indagini, inoltre, sarebbe emerso un matrimonio fra un agente e una trans. Per altri due poliziotti, invece, ci sarà da difendersi durante un processo.
La vicenda sarebbe quindi avvenuta fra l’autunno e l’inverno del 2021, così come denunciato dalla stessa transessuale, in seguito accertato dagli inquirenti. Uno scenario che mostrerebbe incontri a sfondo sessuale fra poliziotti e alcune detenute.
Sta di fatto che le accuse sono gravi: si parla di induzione indebita (non di violenza sessuale). La transessuale, infatti, avrebbe avuto rapporti con il chiaro intento di migliorare la sua condizione carceraria.
La pm Terracina ha intanto verificato che molte delle transgender indicate nella denuncia, infatti, non sarebbero state a Rebibbia all’epoca degli episodi, confermata invece la vicenda del poliziotto innamorato di una transgender. Si specifica in ogni caso che non ci sono in merito reati contestati dagli inquirenti.
I dettagli sulla vicenda
Per quanto riguarda gli abusi, invece, la pm ha ribadito che si tratta di una storia vera, ma che la transessuale avrebbe accettato gli incontri per ricevere un trattamento di favore. Intanto è prevista l’udienza del processo che si terrà a metà dicembre 2023.
Sulla vicenda è intervenuto anche l’avvocato Cesare Gai che difende uno dei poliziotti imputati. “Il mio assistito durante l’interrogatorio ha negato di aver avuto rapporti“, spiega Gai.
Nel frattempo il segretario del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenzia), Donato Capece, ha ribadito di “avere piena fiducia nella magistratura, ma per eventuali responsabilità di singoli non si infanghi il lavoro di un corpo che, anche sotto organico, garantisce un servizio al paese“, specifica Capece.
La transessuale Paola (nome di fantasia) non si sarebbe limitata a quello che lei avrebbe subito, ma ha spiegato di altri presunti casi che sarebbero avvenuti nei confronti di altre compagne in cella. Ha spiegato la tendenza all’interno del penitenziario il cui epilogo a lieto fine sarebbe proprio avvenuta fra un agente e un’altra detenuta.
Fra poliziotto e trans sarebbe quindi scoppiato l’amore a tal punto che la coppia avrebbe deciso di sposarsi in seguito alla scarcerazione. Durante la scorsa estate, mentre prendeva il sole, Paola ha spiegato che avrebbe subito apprezzamenti non di certo eleganti proprio da parte di un agente.
In ogni caso, però, il fascicolo è stato al magistrato Claudia Terracina che sta lavorando per scoprire quanto accaduto. Accertare se si tratti di calunnie o accuse da un lato, dall’altro scoprire se si tratti di un caso isolato o di una consuetudine fra gli agenti. Al momento quest’ultimo aspetto è stato escluso, specialmente dopo aver constatato dei molti trans citati da Paolo non sarebbero stati detenuti a Rebibbia nel periodo delle presunte violenze.