Il braccialetto elettronico indossato da Franco Panariello non è servito a tutelare Concetta Marruocco, uccisa dall’ex marito in casa con 15 coltellate. Le indagini
Secondo l’indagine aperta dalla procura di Ancona a seguito dell’omicidio di Concetta Marruocco emergono diversi dettagli. Tra questi quello inerente il mal funzionamento del dispositivo elettronico indossato dall’operaio 55enne Franco Panariello che si sarebbe attivato solo quando il killer era già entrato nella camera da letto dell’ex moglie per ucciderla con almeno 15 coltellate.
Il braccialetto che l’uomo aveva l’obbligo di indossare, quindi, non sarebbe servito a tutelare la vittima di femminicidio che lo aveva già denunciato sette mesi fa per maltrattamenti in famiglia. L’omicidio si è compiuto venerdì notte a Cerreto d’Esi, in provincia di Ancona, nella casa dove la donna viveva con la figlia 16enne.
Concetta Marruocco, il braccialetto elettronico indossato dall’ex marito non ha tutelato la donna
Sia l’ex moglie di Panariello, l’infermiera 53enne Concetta Marruocco che la figlia 16enne avevano a disposizione entrambe un telecomando dotato di gps e collegato al braccialetto elettronico che l’operaio 55enne aveva l’obbligo di indossare, insieme al divieto di avvicinamento alle vittime e alla ex casa familiare tanto da obbligare Franco Panariello a trasferirsi in un altro paese.
Ma i due telecomandini non hanno avvertito ne la donna dell’avvicinamento dell’ex marito alla casa familiare ne la figlia minorenne. Avrebbe dovuto scattare l’allarme qualora l’uomo si fosse avvicinato a Concetta o alla figlia a una distanza inferiore di 200 metri ma qualcosa non ha funzionato e l’alert non si è azionato.
Secondo quanto emerge dalle indagini, venerdì notte si sarebbe attivato un solo dispositivo. E quando ormai l’aggressore era in casa, dopo aver usato un vecchio mazzo di chiavi per entrare. La serratura del portone non era stata cambiata. Un altro dettaglio da non sottovalutare perché avrebbe permesso al 55enne di agire con più semplicità e senza ostacoli.
Le indagini sul mal funzionamento del dispositivo elettronico
Ora gli uomini dell’Arma dei carabinieri del Nucleo investigativo di Ancona coadiuvati dai colleghi della Compagnia di Fabriano stanno indagando sul mal funzionamento dei due telecomandi in dotazione delle due vittime. Al momento non è stato ancora chiarito se l’allarme sia stato inviato in ritardo anche alle forze dell’ordine, e questo non abbia consentito un intervento di soccorso immediato.
Non solo gli investigatori hanno sequestrato i due telecomandi elettronici ma ora sono da valutare nel braccialetto di Franco Panariello soprattutto i tempi e la precisione del gps integrato. Questi elementi potranno accertare se la 53enne avrebbe potuto avere più tempo a disposizione per reagire e difendersi dal suo aggressore invece di morire con 15 coltellate.
Intanto stamani, lunedì 16 ottobre, l’assassino 55enne affronterà davanti al gip l’udienza di convalida del fermo. L’uomo è rinchiuso in carcere da sabato mattina scorso accusato di omicidio volontario aggravato, anche dalla premeditazione, se si considera che è partito da casa portando con sé il coltello con cui poi ha accoltellato la ex moglie da cui era in fase di separazione.
Il movente che ha spinto Panariello era stato spiegato dallo stesso operaio nel primo interrogatorio con il pm. Il killer avrebbe detto, come riporta il Messaggero: “Ho ricevuto accuse infamanti, non vere”. L’uomo si riferiva al processo per maltrattamenti a suo carico partito dopo che la ex moglie aveva sporto denuncia parlando di abusi sessuali e percosse reiterati nel tempo. La prima udienza del processo si era tenuta il 14 settembre scorso.