Nicolò Fagioli potrebbe scegliere la via del patteggiamento sul fronte delle scommesse illegali: quali sono le conseguenze e cosa comporta una decisione del genere. Intanto parla anche il padre del giocatore.
La Juventus affronta dopo il caso Pogba anche quello di Fagioli, centrocampista 22enne accusato di aver effettuato scommesse su piattaforme illegali. Ora per il giovane si prospetta l’idea del patteggiamento, così da ottenere uno sconto di pena, ma la questione è ancora agli inizi e quindi nulla può essere dato per certo.
L’ipotesi squalifica sarebbe inevitabile, specialmente alla luce di quanto emerso nel corso dell’attività d’indagine. La Procura federale è intanto intenzionata a deferire il ragazzo, ma non si esclude lo stesso provvedimento per altri protagonisti che fanno parte del panorama calcistico.
Quanto ha perso Fagioli
E proprio Fagioli è stato il primo giocatore a balzare sui quotidiani per la vicenda delle scommesse illegali, inchiesta coordinata dalla Procura di Torino, con tanto di conseguenze inevitabili sul ramo sportivo.
Il procuratore Chiné potrebbe quindi inevitabilmente procedere con una squalifica, la durata dipenderà molto dalla collaborazione del calciatore a fare luce sulla vicenda.
Fagioli e Tonali avrebbe dichiarato di essere pronti a partecipare ad un percorso terapeutico per questa dipendenza da lupodatia, cosa già ammessa davanti agli inquirenti.
Sta di fatto che in pochi messi Fagioli avrebbe perso qualcosa come oltre un milione di euro, una cifra certamente importante. A riportare la notizia è Repubblica che svela i dettagli sui debiti accumulati dal centrocampista juventino.
E sarebbe stato proprio Fagioli ad offrire a Tonali e Zaniolo i contatti di persone per giocare su server sicuri e lontani da occhi indiscreti. A differenza di Fagioli, però, gli ex calciatori di Milan e Roma hanno negato di aver scommesso su partite di calcio: avrebbero parlato di aver “giocato a poker e blackjack“.
Cosa ha detto il padre di Fagioli
E sulle chat emergerebbero altri giocatori, alcuni di Serie A, che potrebbero aumentare il numero dei professionisti coinvolti. Fagioli avrebbe già ammesso di aver scommesso sul calcio, violando l’articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva che prevede squalifica “non inferiore a tre anni“. Come se non bastasse, però, la vicenda è destinata ad ampliare il proprio raggio: non si escludono altri calciatori coinvolti.
Collaborando con la Procura federale, invece, potrebbe scegliere il patteggiamento, ottenendo un conseguente sconto sulla squalifica. Sempre ai microfoni di Repubblica è intervenuto il padre di Fagioli. “Ovviamente siamo vicini a nostro figlio, come lo siamo sempre stati. Ma non possiamo fare miracoli“, ha confessato l’uomo.
“Molto di quello che leggo su di lui non è vero, ma se provassi a spiegarlo adesso non mi ascolterebbe nessuno. Non lo vedo da domenica. Col senno di poi, posso dire che forse qualcosa lo turbava, ma non immaginavo niente del genere. Come mia moglie, lavoro tutto il giorno. Ovviamente siamo vicini a nostro figlio, come lo siamo sempre stati“, spiega.
Il padre fa una precisazione e si sofferma sul ruolo degli agenti che, in questo caso, potrebbe essere a suo dire estremamente utile. “Sarebbe utile che fossero i procuratori a mettere in guardia i giovani giocatori rispetto ai rischi a cui vanno incontro. Dovrebbero seguirli e consigliarli, sarebbe prezioso. Dovrebbero aiutarli a capire quali impegni si assumono nel momento in cui firmano un contratto. Così giustificherebbero quel che guadagnano“, conclude il padre di Nicolò Fagioli.