L’influenza intestinale è un problema che sta aumentando: cosa dice il virologo Pregliasco e a cosa bisogna fare attenzione visto l’aumento dei casi.
Sono circa 60-80mila i casi a settimana di influenza intestinale o comunque di forme parainfluenzali, “un terzo delle quali riguardano proprio stomaco e intestino“. Con la fine della lunga stagione estiva arriva un costante aumento dei casi di influenza, da qui la necessità di conoscere sintomi e porre rimedio a tale forme di virus.
A ribadirlo è Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore presso l’Università Statale di Milano, nonché direttore sanitario all’ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio. La crescita è in costante aumento e ora per gli esperti è il momento di comunicare alle persone come affrontare una situazione di questo tipo.
Di cosa si tratta e quali sono i sintomi
L’influenza intestinale colpisce le pareti dell’intestino ed è causata da virus o in rari casi anche da batteri. Per ridurre i rischi, offrendo così una maggiore prevenzione, gli esperti consigliano un frequente lavaggio delle mani, anche se è difficile non incappare in questo batterio almeno una volta nella vita.
I sintomi riscontrati sono disturbi gastrointestinali, vomito, nausea, tosse, raffreddore e mal di gola. Si registrano anche perdita dell’appetito, febbre, crampi addominali e dolore, dolori muscolari e mal di testa. Gli esperti non escludono in alcuni casi anche diarrea acquosa.
Secondo gli esperti, inoltre, oltre 250 tipi di virus causeranno fra autunno e inverno circa 10 milioni di casi che si aggiungeranno alla consueta influenza (altri 5-6 milioni). Ma al centro dell’attenzione di Pregliasco c’è anche la “influenza like illness“, sindrome molto simile alla classica influenza. In questo caso c’è un brusco rialzo della temperatura con febbre oltre i 38 gradi e almeno un sintomo generale – del tipo dolori muscolari o articolari – e “almeno un sintomo respiratorio“, commenta Pregliasco.
Alcuni consiglii da seguire
La trasmissione del virus può avvenire con varie modalità. Fra queste figura il contatto diretto con oggetti contaminati – tipo piatti o posate – così come l’ingestione di cibo o acqua contaminata. Massima attenzione anche ai cubetti di ghiaccio che potrebbero trasmettere l’influenza intestinale.
Tutto dovrebbe risolvere entro 3-5 giorni, ma in caso contrario è bene consultare il medico per le opportune valutazioni del caso. Contrariamente a quanto si pensa, l’influenza intestinale non è legata al virus stagionale, ma ad altri tipi come adenovirus, rotavirus (specialmente nei bambini) e norovirus.
Si tratta di una gastroenterite di origine virale che può presentarsi con diarrea frequente, febbre inferiore ai 38 gradi, mancanza di appetito, nausea, vomito, dolori muscolari od osteoarticolari e mal di testa.
Il consiglio degli esperti è quello se necessario di bere molta acqua, assumere farmaci di automedicazione per il contrasto di febbre, dolori e mal di testa. Si può assumere per esempio il paracetamolo, ma soltanto per massimo cinque giorni e non più di due volte al giorno.
“Per guarire, la strategia più indicata è l’automedicazione responsabile. Necessario anche l’uso di farmaci sintomatici che devono attenuare i disturbi senza però azzerarli, così da poter monitorare l’andamento della malattia e permettere all’organismo di reagire“, conclude Pregliasco ai microfoni dell’agenzia Adnkronos Salute.