Un vero massacro è andato in scena in Israele durante un rave party. Almeno 260 i cadaveri, tutti ragazzi. Le testimonianze di chi è riuscito a sfuggire alla carneficina: “Mi sono finta morta per non morire”. 130 persone rapite e violentate, 700 i dispersi
Dovrebbe scattare nelle prossime 24-48 ore un’operazione via terra a Gaza, Israele. Bombe di piccolo diametro chieste agli Stati Uniti e una maggiore cooperazione nella condivisione di informazioni di intelligence. Intanto l’esercito, come riporta Open, spiega che gli aerei stanno continuando a bombardare la Striscia di Gaza per “devastare le capacità del gruppo terroristico Hamas”.
Dal Movimento di Resistenza Islamica, Hamas, l’esponente della fazione Moussa Abu Marzuk, rende noti i 100 cittadini israeliani tra i suoi ostaggi. Mentre la notizia, poco prima della Jihad islamica che aveva fatto sapere di tenere prigionieri 30 israeliani. In totale gli ostaggi sono al momento 130 mentre i dispersi si aggirano intorno i 750 con disperate richieste di aiuto arrivano sui social dai parenti delle vittime.
Morte in Israele, 700 morti e 2.300 feriti
Il conto dei morti in Israele è arrivato a 700 e il numero dei feriti sale a oltre 2.300. I social sono inondati di video dei rapimenti e abusi di ogni genere su donne e bambini, presi di forza dalle loro case nella Striscia di Gaza. Le storie di sangue e orrore si moltiplicano ogni ora, come quella della giornalista di Ynetnews Emily Schrader che sui social ha condiviso un video in cui una famiglia composta da marito, moglie e due bambini è seduta a terra ostaggio in una casa.
La figlia maggiore è stata uccisa durante l’irruzione. In un altro video un bambino israeliano rapito e portato a Gaza viene messo in mezzo ad altri bambini palestinesi che lo spingono, lo prendono in giro. Poi c’è la storia di Yoni Asher che sabato sera ha denunciato la violenta irruzione di Hamas in casa della suocera portando via con la forza la moglie Doron Katz-Asher e le due figlie Aviv e Raz, di 3 e 5 anni.
Nel frattempo ieri, domenica 8 ottobre, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha nominato il generale in pensione Gal Hirsch “coordinatore per i prigionieri e i dispersi” con l’obiettivo primario di occuparsi della vicenda con pieni poteri. Infine, l’esercito ha creato una sorta di unità di crisi per cercare di localizzare i dispersi.
Il rave party dell’orrore, le testimonianze dei sopravvissuti
Il festival di musica “psytrance” era stato organizzato nei pressi del Kibbutz Re’im, e sponsorizzava oltre dodici ore di musica con DJ provenienti da ogni angolo del mondo: dal Giappone alla Francia in partnership con il gruppo locale Supernova. Invece il rave party di venerdì sera si è tramutato in una vera e propria carneficina, con i terroristi arrivati da Gaza che hanno ammazzato con le mitragliatrici centinaia di giovani. Chi non è morto sotto i colpi è diventato ostaggio dei terroristi.
I filmati dei rapimenti dei giovani al rave sono diversi. Tutti testimoniano la violenza della guerra. Tra i tanti emerge la storia della 25enne Noa Argamani, protagonista di un video scioccante in cui viene portata via dai combattenti di Hamas durante il festival. Nelle immagini si vede la ragazza che implora e urla per la sua vita, seduta sul retro di una motocicletta. Con lei i miliziani portano via anche il suo ragazzo, Avinatan.
Dal party risulta disperso anche un cittadino britannico, il 26enne Jake Marlowe e una giovane tedesca, Shani Louk. Sono decine le persone che al centro per le persone scomparse vicino all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv si stanno registrando. Sono tutti in fila, scioccati e alla ricerca disperata di un segnale di speranza. E poi c’è il racconto di Gili Yoskovich, una ragazza israeliana che come altre centinaia di giovani, venerdì sera si trovava al festival. Lei è sfuggita alla barbarie dei terroristi rimanendo nascosta dietro un albero per tre ore, mentre i proiettili dei miliziani tormentavano tutto intorno a lei. Alle prime luci dell’alba di ieri i terroristi di Hamas hanno iniziato a sparare contro i partecipanti del rave uccidendone ben 260. Gili ha raccontato: “Erano dappertutto e hanno iniziato a sparare. Mi sono accorta che era facilissimo restare uccisi, perché tutti stavano scappando in tutte le direzioni. Siamo saliti in macchina e abbiamo guidato per un po’. Qualcuno sparava verso di me, quindi sono scesa e mi sono messa a correre. Ho visto un terreno con degli alberi e mi sono nascosta lì”.
Poi, come riporta il Messaggero, la ragazza conclude dicendo alla BBC: “La cosa più assurda è che sono rimasta sdraiata per terra, per così tanto tempo e che non c’era nessuno. Niente soldati, niente polizia. Pensavo ai miei bambini e a tutto, e mi dicevo che non era il momento giusto per morire. Non ancora. Poi… ho iniziato a sentire qualcuno che parlava in ebraico. Si parlava ebraico da un lato e in arabo da altri tre… ho capito che c’erano dei soldati. Sono uscita dal nascondiglio con le mani alzate, andando in direzione dei soldati. Mi hanno salvato”.