Si sono salvati dal pullman precipitato a Mestre grazie a un “capriccio” della moglie. Pochi secondi che hanno fatto la differenza tra vivere e morire. Il racconto dell’uomo
Una manciata di secondi che hanno cambiato il destino di tre persone: un uomo, una donna e una bambina di appena un anno che su quell’autobus precipitato a Mestre dovevano salirci. Oggi, dopo la tragedia accaduta, il 30enne, originario della Turchia, Ferhat racconta il miracolo accaduto e che ha salvato sia la sua vita che quella di sua moglie Emine e della figlia Zara.
La famiglia che vive in Germania sarebbe dovuta essere sul bus ma lo hanno perso per un ritardo di soli due minuti. Una storia all’apparenza normale, di quelle che se ne sentono ogni giorno, ma che dopo i recenti fatti di cronaca assume i contorni di un vero e proprio miracolo. “Siamo scampati alla morte”.
Se avessero preso quell’autobus oggi sarebbero, molto probabilmente, tra le vittime decedute e il bilancio dei morti sarebbe più alto. Invece, hanno perso il bus rimanendo a piedi e scampando a quell’atroce destino che ha spezzato le vite a 21 passeggeri che, invece, su quel pullman ci sono saliti.
I protagonisti di questa storia assurda sono tre persone, componenti di una famiglia proveniente dalla Germania. Al Corriere della Sera, il 30enne “miracolato” ha raccontato che grazie a un “capriccio” della moglie adesso sono salvi. Molto probabilmente, questa storia diventerà la più importante della loro vita.
L’uomo spiega cosa è accaduto quella sera: “Mia moglie voleva cercare la vera pizza italiana. Io invece volevo salire su quel bus, così da arrivare in tempo per guardare la Champions League. Ma alla fine l’ho accontentata e siamo andati a prendere la pizza perdendo l’autobus e salvandoci la vita”.
Poi il 30enne continua: “Ho passato la notte senza dormire e solo al mattino ho capito che per due minuti io e la mia famiglia siamo scampati alla morte. Ho abbracciato stretta stretta mia figlia e sono scoppiato a piangere”. Quella sera Ferhat, tifoso del Galatasaray, era impaziente di rientrare per poter vedere la sua squadra del cuore giocare contro il Manchester United ma la moglie voleva a tutti i costi una pizza. Nel cercare quella più adatta, non la prima scelta a casaccio, hanno ritardato quel che è bastato per salvarsi la vita.
Inizialmente, quando l’uomo ha capito di aver perso lo shuttle per Venezia, ricorda la rabbia nei confronti della moglie: “Ero così arrabbiato con lei non appena mi sono reso conto che non saremmo mai arrivati al Tronchetto in tempo, e che se avessimo trascorso altri minuti a cercare pizzerie mi sarei perso pure l’inizio della partita, ho iniziato ad agitarmi molto”.
Come riporta anche Leggo, Ferhat continua il suo racconto dicendo: “Ci siamo convinti che la cosa migliore da fare era tornare al campeggio e farci portare una pizza lì e saremmo stati contenti entrambi. Peccato che mancasse ancora molta strada a piedi per arrivare al Tronchetto, ad un certo punto eravamo certi che non saremmo riusciti a salire per 2 o 3 minuti di ritardo al massimo”.
Poi, conclude l’uomo: “Dopo un’ora la navetta successiva ancora non era arrivata, dopo un’ora e mezza avrebbero già dovuto esserne passate 3 e invece nessuna. Intanto la fermata si era riempita di gente, alcuni hanno chiamato il campeggio e abbiamo saputo. Da quel momento non faccio altro che ringraziare mia moglie”.
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