Nell’incidente del pullman precipitato dal cavalcavia a Mestre spuntano tre ipotesi per spiegare la caduta. Il filmato delle telecamere che riprendono il dramma e le norme sulla sicurezza
Gli investigatori dopo l’incidente del pullman precipitato dal cavalcavia della Vampa a Mestre lavorano su tre ipotesi che spiegherebbero le cause della caduta del bus. Queste sono un guasto meccanico dell’autobus elettrico, un malore dell’autista Alberto Rizzotto o semplicemente una sua distrazione.
Mentre le indagini sono in corso, la polizia locale di Venezia, la polizia e i carabinieri analizzano l’unico video che potrebbe fare chiarezza sull’accaduto. 34 secondi che raccontano il dramma. 34 secondi nei quali adesso si cerca una spiegazione del perché è accaduto ciò che è accaduto.
Nel video il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi e il sostituto procuratore Laura Cameli provano a dare una risposta alle quattro domande, al momento, avvolte nel mistero: cos’è successo all’autista? Cos’è che gli ha fatto perdere il controllo del mezzo? È a norma il guardrail che costeggia il cavalcavia? Ci sono stati guasti al mezzo, e come si sono comportate le batterie al litio che facevano da propulsore?
Le prime risposte ai quesiti posti dagli inquirenti sull‘incidente di Mestre sono già arrivate e sono così chiare che il procuratore capo Bruno Cherchi le individua come “punti certi, o quasi”. Ovvero, nessuno ha tamponato l’autobus prima della caduta e, inoltre, il bus ha deviato a destra appoggiandosi per 50 metri sul guardrail per poi precipitare di sotto una volta trovato un buco nel guardrail.
La sicurezza delle parole proviene dalle immagini dell’unico video che immortala l’accaduto. Sono le 19.38 quando l’autobus della società di trasporti “La Linea” che stava riportando turisti ucraini, tedeschi, croati e spagnoli nel camping di Marghera “Hu”, si immette nella rampa del cavalcavia. Una manciata di secondi dopo si vede il pullman affiancare e superare un altro mezzo a destra e poi cadere nel vuoto.
Un fascicolo per omicidio stradale plurimo contro ignoti è stato aperto. Intanto, come riporta il Messaggero, ieri il procuratore capo di Venezia Cherchi ha ribadito: “Stiamo dando priorità agli accertamenti medico legali sulle 21 vittime. Il processo non sarà così semplice. Molti non avevano i documenti, altri no e la polizia scientifica ha dovuto fare ricorso ai test del Dna”.
Nel frattempo sono partiti i primi interrogativi ai superstiti della tragedia. Cherchi spiega: “I racconti dei sopravvissuti combaciano con quei punti certi che abbiamo finora raccolto. Cioè nessun colpo sentito sul lato sinistro della fiancata. Questo ci ha permesso al momento di escludere un incidente. I feriti, inoltre raccontano che si sono accorti di uno spostamento progressivo verso destra. Ma ci hanno detto che non hanno fatto in tempo a rendersi conto di niente”. Infatti sull’asfalto non sono stati evidenziati segni di frenata.
Secondo il procuratore capo Cherchi, sulla dinamica dell’incidente di Mestre sono emersi alcuni particolari certi. Ovvero, “l’impatto del bus con il guardrail è avvenuto 50 metri prima rispetto a dove è avvenuta la rottura della barriera di protezione. Per quanto riguarda invece le fiamme, non c’è stato un vero e proprio incendio, ma una fuoriuscita di gas dalle batterie di litio una volta che il pullman è caduto a terra. Al momento non abbiamo riscontrato guasti precedenti alla caduta”.
Intanto oggi potrebbe già giungere il conferimento dell’incarico per l’autopsia sul corpo dell’autista Alberto Rizzotto, l’unica vittima italiana della tragedia. E’ stato disposto anche il sequestro del cellulare del conducente del bus e il mezzo stesso. Rimane comunque sempre valida l’ipotesi che l’autista abbia avuto un malore. Nel frattempo, Cherchi ha riferito, come riporta sempre il Messaggero: “Abbiamo la scatola nera ma non siamo ancora intervenuti a estrarla. È certo che verrà fatta una perizia sullo stato del mezzo e la manutenzione. Entro settimana è attesa in procura anche la relazione sulla velocità tenuta dal bus anche se sappiamo già che non potrebbe essere alta”.
Ora il nocciolo dell’inchiesta sull’incidente è rappresentato in particolare dal guardrail del cavalcavia. La procura ora di domanda: se quel buco che ha fatto cadere il pullman procurando 21 morti non ci fosse stato si sarebbe potuta evitare la tragedia?
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