L’incidente accaduto a Mestre ha provocato la morte di oltre 20 persone: la Procura di Venezia apre un fascicolo contro ignoti. Le accuse sono gravissime.
L’autobus precipitato dal cavalcavia a Mestre non ha avuto alcun impatto con altri mezzi prima dell’incidente mortale. A ribadirlo è stato Bruno Cherchi, procuratore di Venezia, che ha diffuso i dettagli sulla tragedia accaduta in Veneto.
Al momento è stato aperto un fascicolo contro ignoti: l’accusa è di omicidio plurimo stradale. Attualmente non c’è alcun indagato, ma non è escluso che questo possa accadere
Il procuratore Cherchi ha spiegato che nessun altro mezzo è stato coinvolto nell’incidente avvenuto il tardo pomeriggio di martedì 3 ottobre 2023 a Mestre.
“Dai primi rilievi sembrerebbe che sul campo del sinistro non ci sarebbero tracce di frenata. Per il momento non ci sono ancora indagati e non siamo ancora in grado di effettuare una ricostruzione precisa di quanto accaduto“, ha spiegato.
Nel frattempo sarà a breve disposta un’attività medico legale, nonché “il controllo sia per identificare quanti erano privi di documenti“, spiega il procuratore di Venezia. Secondo quanto ricostruito, dal pullman sarebbe fuoriuscito gas proprio dalle batterie a litio. Intanto non ci sarebbero segni di frenata, da parte del bus, prima che il mezzo precipitasse da oltre dieci metri d’altezza.
“Il primo a dare i soccorsi è stato l’autista di un altro bus che è stato affiancato, non toccato, dal mezzo precipitato. Nel dare l’allarme ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato, che sprigionava fiamme“, ha ribadito il procuratore.
Le testimonianze avrebbero escludono una velocità sostenuta da parte del bus. “Hanno detto che andava piano, il tratto stradale prima è in salita e comunque, oggettivamente, non permette alte velocità. Comunque ci arriveranno i dati a certificare anche questo”, ha concluso il procuratore di Venezia.
Sulla vicenda ha parlato anche Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, che ha parlato del problema del riconoscimento delle vittime, senza dimenticare l’emergenza pazienti ricoverati nei vari ospedali di zona.
“Ringrazio i medici, non solo quelli intervenuti stanotte in strada, ma anche quelli negli ospedali che sono rientrati. A Treviso abbiamo svuotato il pronto soccorso e abbiamo dirottato pazienti. Oggi sono in cinque ospedali. A Padova abbiamo una bimba di tre anni grande ustionata, per cui siamo preoccupati“, ha ribadito zaino fuori dall’ospedale di Mestre.
Il prefetto della città laguranare ha confermato 15 feriti di cui sei in gravi condizioni: quattro sono ucraini, due spagnoli, due austriaci, un tedesco, un francese e un cittadino croato.
Tutte le persone a bordo del mezzo erano ospiti del campeggio Hu di Marghera. Fra i feriti ci sono anche due fratelli austriaci di 3 e 13 anni ricoverati a Treviso. La madre e il compagno della donna sarebbero invece deceduti.
Intanto proprio Zaia ha ribadito che emergerebbe una ipotesi ben precisa, ma di non poter andare oltre. “Tutto fa pensare a un malore, però è prudente non avanzare ipotesi e usare il condizionale. Guasto tecnico o altri fattori oggi non ci sono noti. Attendiamo anche il lavoro della magistratura e dei tecnici per capire la dinamica“, ha detto Zaia.
Le vittime del pullman rimosso da sotto il cavalcavia sono state tutte estratte: un lungo lavoro nel cuore della notte che si è concluso a distanza di diverse ore. Si parla di “lavoro complicato” e di una “tragedia di giovani e qualche adulto“, spiegano. Il pullman era elettrico, a prendere fuoco dopo l’impatto sarebbero state invece le batterie. Intanto si lavora per accertare l’identità dei deceduti: agenti al lavoro per acquisire l’elenco con i nomi degli ospiti del campeggio.
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