Sabrina Di Girolamo è una donna di 42 anni costretta dopo un intervento a vivere su una sedia a rotelle: il drammatico racconto in seguito ad un grave errore medico.
Un ricordo che a distanza di oltre sei anni fa ancora male. Sui social parla Sabrina Di Girolamo, donna 42enne laziale che parla di un dramma vissuto in seguito ad un intervento chirurgico. Tetraplegia senza alcuna possibilità di recupero, da qui l’inizio di una nuova vita, certamente non quella che si attendeva prima di entrare in sala operatoria.
Nella sua vita si parla di un prima “splendido” e di un dopo assolutamente “drammatico“, causato inevitabilmente da una operazione chirurgica che le ha cambiato la vita. Tutto parte da quel 22 agosto 2017, giorno in cui Sabrina è entrata in quella sala operatoria.
Il 22 agosto 2017, infatti, Sabrina è uscita dalla sala operatoria “condannata a rimanere su una sedie a rotelle“. Gestiva con grande dinamicità un salone di parrucchiera, due figlie che la tenevano e tengono impegnata, ma quell’intervento “senza particolari rischi” le ha cambiato tutto.
A distanza di sei anni, infatti, l’errore medico riscontrato è stata “la manovra di posizionamento della paziente“, il tutto eseguito da uno “specializzando“.
In realtà, però, doveva essere sotto la “supervisione di un neurochirurgo“, ma in quel momento il professionista “non era presente in sala operatoria“. Questo è quanto emerso dalle indagini effettuate dopo la denuncia della famiglia della donna.
Per i due sanitari pende l’accusa di lesioni colpose legate all’esercizio della professione medica. Processo penale interrotto, lato civile invece rimesso in seguito all’accordo sul risarcimento raggiunto dalle parti in causa.
Dal racconto pubblicato lo scorso 22 agosto, diventato virale nel corso delle ultime ore, emerge un caso pieno di dolore e di inevitabili conseguenze fisiche per tutta la vita.
“Ma non parlatemi di vittoria, non c’è prezzo per la sofferenza, non si può quantificare lo stravolgimento di una vita intera. Quando ti rubano la felicità, ti strappano i sogni e ti demoliscono i progetti, nessuna cifra ti ridarà la vita di prima“, scrive la donna sui social.
“Avete idea di cosa significhi perdere da un istante all’altro l’autonomia e l’indipendenza, dover contare sull’aiuto e l’assistenza dei miei genitori e delle mie figlie che invece dovrei essere io ad aiutare?“, denuncia.
A causa dei danni riportati, infatti, il giudice ha ribadito che la donna ha diritto ad un risarcimento superiore a 1,6 milioni di euro. Al momento avrebbe però ricevuto soltanto poco più di 50mila euro, pur dovendo affrontare spese mediche ancora più onerose, senza dimenticare quanto dovrà “sostenere per tutta la vita“.
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