Per l’omicidio della 34enne Alice Scagni è stato condannato a 24 anni e 6 mesi il fratello Alberto. Riconosciuta la seminfermità. La reazione dura dei genitori
Si è concluso il processo per la morte di Alice Scagni, la 34enne uccisa a coltellate in strada dal fratello Alberto Scagni. Il delitto efferato è avvenuto il primo maggio del 2022 a Genova Quinto, sotto l’abitazione della vittima.
L’uomo è stato condannato a 24 anni e sei mesi. La Corte d’Assise, presieduta dal giudice Massimo Cusatti, lo ha ritenuto semi infermo di mente ma lucido al punto di premeditare l’omicidio della sorella appostandosi sotto casa diverse ore prima e di ucciderla infliggendole ben 24 coltellate. Una sentenza divisa a metà fra quello richiesto dall’accusa e ciò che sostiene la difesa con i legali Alberrto Caselli Papeschi e Mirko Bettoli.
Per Alberto Scagni il pm Paola Crispo aveva chiesto la condanna all’ergastolo ritenendo l’uomo pienamente capace di intendere e volere. Scagni è stato accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla parentela. Non solo 24 anni e 6 mesi di reclusione ma i giudici hanno disposto dopo il carcere, anche la permanenza per almeno tre anni in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) oltre a disporre due provvisionali. Una di 100mila euro a favore del marito di Alice, l’avvocato Andrea Vernazza e la seconda di 200mila per il figlio dei due, che all’epoca del delitto aveva appena un anno.
Alberto ammazzò la sorella Alice dopo averla attesa ore sotto casa di lei. Da diversi mesi prima del delitto, Alberto aveva continue discussioni, anche accesse, con i familiari per la continua richiesta di denaro. In poche settimane aveva speso 15 mila euro appartenenti al fondo pensionistico del padre e aveva iniziato a perseguitare anche la nonna e i vicini di casa.
Dopo l’omicidio della figlia Alice i genitori avevano sporto querela verso la dottoressa del centro di Salute mentale della Asl3 e gli agenti della centrale operativa che il giorno del delitto (1° maggio 2022) avevano ricevuto le telefonate del padre del ragazzo ma non inviarono le pattuglie di sicurezza. Il fascicolo venne poi archiviato dalla procura ma i coniugi Scagni, attraverso il loro legale, l’avvocato Fabio Anselmo, si sono opposti. Così al momento deve essere fissata una udienza per la discussione.
Graziano Scagni e Antonella Zarri hanno commentato la sentenza del loro figlio Alberto con parole dure: “Non è stata ricercata la verità, non è stato un processo sano, non siamo neanche stati ascoltati. Alberto va curato, aspettiamo che sia perso, quando avrà 90 anni?”. Le parole dei coniugi riportate da la Repubblica stamani.
“Non si vuole dare responsabilità alle istituzioni. Hanno gettato fango su di noi, ma cosa abbiamo fatto noi? Ci sentiamo sotto processo”. Antonella, madre di vittima e assassino, intervistata stamattina dal programma tv “Mattino Cinque News”, ha riferito: “Hanno cercato astio tra le chat di Alice e la fidanzata di Alberto, messaggi che sono stati scritti dal cellulare di Alice da Alberto, ma questo non è stato divulgato. Astio in Alice non c’era”.
Il padre di Alice, invece ha risposto ai cronisti che gli chiedevano sul figlio Alberto: “Lui è completamente fuori di testa, fuori da ogni realtà. I medici ci avevano detto che era da T.S.O., ma i medici in aula non li abbiamo mai sentiti parlare perché fa comodo così”. Infine la madre di Alice Scagni conclude riferendosi alla famiglia del marito della figlia deceduta: “La famiglia di nostro genero ci dice che abbiamo cresciuto un assassino e che quindi siamo noi gli assassini di nostra figlia, per questo non avremmo diritto a vedere nostro nipote”.
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