Gli ultimi esiti dell’autopsia sul cadavere del giornalista Andrea Purgatori svelano una realtà diversa: “Nessun segno di metastasi al cervello al momento della morte”
I consulenti della Procura di Roma nella complessa vicenda della morte dell’ex giornalista del Corriere della Sera e conduttore del programma tv “Atlantide”, Andrea Purgatori, avvenuta a luglio scorso, arrivano ad una prima conclusione saltata fuori dagli esiti dell’esame autoptico. “Nessuna metastasi al cervello evidenziata prima della morte”.
Gli esami istologici sono stati completati ieri, mercoledì 27 settembre, e nel corso della stessa giornata è avvenuto anche un incontro con i consulenti di parte per fare il punto sulla districata situazione del decesso del cronista. Sono tutti d’accordo che dagli accertamenti non emerge nessuna traccia di cellule tumorali nell’area del cervello al momento della morte.
Andrea Purgatori, nessuna traccia di cellule tumorali nel cervello
Dopo un lungo e doloroso calvario durato alcuni mesi e la morte sopraggiunta a luglio scorso, nei referti dell’autopsia sul cadavere di Andre Purgatori non risulta esserci alcuna traccia di cellule tumorali nell’area del cervello. Dopo che i familiari del giornalista hanno avviato una denuncia, i due medici Gianfranco Gualdi e Claudio di Biasi che diagnosticarono al professionista una forma di tumore cerebrale, sono stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo.
L’esame autoptico è stato svolto presso l’istituto di medicina legale del Policlinico di Tor Vergata dopo i prelievi effettuati nel corso della prima parte dell’autopsia svolta il 26 luglio scorso. Alla luce delle ultime relazioni, i pm chiederanno un incidente probatorio in modo da cristallizzare come prova i risultati della consulenza ma anche i primi referti e in modo particolare le lastre dalle quali venne fatta la diagnosi e assegnata la conseguente terapia che prevedeva, tra le altre cose, anche cicli di radio terapia.
La famiglia di Purgatori, assistiti dai legali Alessandro e Michele Gentiloni Silveri, dopo gli ultimi risultati dell’autopsia hanno ribadito, come riporta il Messaggero: “la loro fiducia nell’operato della magistratura, con l’unico intento di far accertare la verità degli eventi e le eventuali responsabilità”. Erano stati proprio loro a chiedere ai pubblici ministeri di piazzale Clodio di far luce su eventuali errori nella diagnosi e nelle terapie.
Il calvario del giornalista
Andrea Purgatori, noto al pubblico televisivo come conduttore di Atlantide inizia il suo calvario il 24 aprile scorso quando in uno stato di spossatezza decide di effettuare alcuni controlli in una clinica privata della Capitale. Gli esiti di quegli esami non furono felici. Il responso dichiarava: “Gli esami hanno dato valori sballati”. Così si decide di procedere con una biopsia.
Il responso è drammatico: viene riscontrata una forma tumorale diffusa in varie zone del corpo, ai polmoni e al cervello. A comunicare l’esito della biopsia è uno dei due medici finiti poi nel registro degli indagati. Il giornalista viene sottoposto in una terza clinica ad una pesante radioterapia. Fino a metà maggio le condizioni di salute di Purgatori restano stabili. Il professionista continua a lavorare come sempre. Poi però arriva il peggioramento a giugno.
Nella prima clinica in cui si era recato ad aprile si sottopone ad una tac e qui arriva il colpo di scena: nessuna traccia di metastasi al cervello ma solo tracce di ischemie cerebrali. La diagnosi viene confermata anche da un secondo esame svolto in un’altra clinica privata. Ma Purgatori continua a peggiorare. Viene ricoverato in un ospedale della Capitale e alla famiglia viene confermata la prima diagnosi. Poche settimane dopo arriva il decesso.