Sono state cacciate via dall’obitorio dell’ospedale dell’Aquila dove c’era la salma di Matteo Messina Denaro. Il racconto delle tre suore che volevano pregare per il boss di Cosa nostra
Un fatto al limite della blasfemia se si pensa che le protagoniste del racconto sono tre suore e un capomafia di Cosa nostra. La vicenda alquanto particolare è stata resa nota dalle stesse sorelle che narrano la loro esperienza.
Giunte presso l’obitorio dell’ospedale dell’Aquila dove giace il cadavere del boss Matteo Messina Denaro, deceduto all’età di 61 anni ieri a seguito del tumore al colon, le tre sorelle volevano pregare per l’uomo.
Il fatto è accaduto prima dell’esecuzione dell’autopsia sul corpo del boss siciliano e per tale ragione è stato negato loro l’ingresso. Ma questo rifiuto non è andato giù alle tre monache benedettine che hanno dichiarato: “Giusto negare il funerale religioso, ma ogni anima ha diritto a essere salvata”.
Sono partite dal monastero dei Santi Cosma e Damiano di Tagliacozzo e intorno alle 11:00 sono giunte all’ospedale San Salvatore dell’Aquila. L’intendo delle tre monache benedettine di clausura: Madre Donatella, suor Emanuela e suor Teresa Benedetta, era pregare per la salvezza dell’anima del super boss di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro.
Le tre sorelle avevano attuato tutta una strategia per poter uscire dal convento di clausura. Come spiegato anche dal Corriere della Sera che ne riporta la vicenda, tutto nasce dal nome del monastero: Cosma e Damiano, ovvero i santi patroni dei medici e dei farmacisti. Così le tre suore hanno scelto proprio il giorno in cui la Chiesa li celebra, ovvero ieri, il 26 settembre, per una visita oculistica.
La superiora del convento, Madre Donatella, nata a Pescara, infatti presenta un problema agli occhi. Forti di questo, le tre monache hanno chiesto per tempo un permesso al vescovo per uscire. Accordato il permesso le tre si dirigono presso l’ospedale dell’Aquila. Dopo la visita oculistica, (andata bene) però non vanno spedite in convento ma decidono di fare una piccola deviazione sul percorso.
Madre Donatella confessa: “Siamo passate all’obitorio. Sapevamo che c’era la salma di Matteo Messina Denaro e volevamo pregare per lui, malgrado tutto. La polizia però non ci ha fatto entrare”. Così, deluse e amareggiate sono dovute rientrare in convento. Le tre sorelle non sapevano che quella mattina era in programma l’esame autoptico sul cadavere del super boss di Cosa nostra.
Non erano a conoscenza neanche che l’ospedale è rimasto blindato per quasi due mesi, ovvero da quando lo stragista 61enne, già malato di tumore al colon, era stato ricoverato nel reparto detenuti lo scorso 8 agosto quando è stato sottoposto a intervento chirurgico per un’occlusione intestinale.
Da quel giorno il boss è rimasto ricoverato fino all’altra notte quando pochi minuti prima delle 2 del mattino è deceduto. Suor Emanuela, originaria di Ascoli, conferma le parole della sua superiora: “Sì è vero, volevamo pregare davanti alla salma. Sappiamo benissimo chi è stato e i reati che ha commesso ma è pur sempre un figlio di Dio”. Poi conclude Suor Teresa Benedetta, nata a Roma, che dice: “Gli è stato negato il funerale religioso, va bene. Ma ricordatevi che ogni anima ha diritto ad essere salvata”.
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