La detestazione delle tredicesime arriva anche per i pensionati: quali sono le novità e cosa significa tutto questo per i cittadini.
L’ultima bozza proposta in Commissione è stata anticipata da Il Sole 24 Ore. Il quotidiano di carattere economico si sofferma sulle novità emerse di recente. Si pare dalle tredicesime detassate anche per i pensionati, passando anche per una mini flat tax per i dipendenti (aliquota 10% per gli incrementi derivati da contratto): la cifra massima è di 500 euro all’anno.
Ma non finisce qui la questione perché sono previste novità per le spese da affrontare con lo smart working, così come per quelle derivate da questa metodologia. In ogni caso, però, l’attenzione è stata posta anche verso chi si sposta da casa verso il luogo di lavoro/formazione, senza tralasciare prelievi non esorbitanti sui premi di produttività.
Proprio nella bozza è stata proposta l’agevolazione della tassazione, relativa alle tredicesime, per dipendenti e anche per i pensionati. In questo caso “con un tetto di 35mila euro lordi annui; ma le difficoltà dei conti pubblici stanno già mettendo in affanno l’idea, circolata nelle scorse settimane, di anticipare la detassazione alle tredicesime da quest’anno“, si legge.
Per quanto riguarda gli autonomi, invece, la scelta sui premi è ancora da definire: da un lato l’esigenza di aumentare la base di adesione, dall’altra non incrementare la cosiddetta parte sommersa. Conti alla mano, però, il debutto del concordato darà vita ad un cambiamento nel calendario fiscale: l’obiettivo è fissare i termini di adesione al 31 luglio 2024. E soltanto dal 2025, invece, che i termini potranno essere anticipati al 30 giugno.
Il lavoro da fare è ancora tanto, specialmente sul fronte software Isa. La consegna è prevista entro aprile 2024, dal 2025 in poi entro il 15 marzo. Questa metodologia farebbe scendere il reddito a 15mila con Irpef ridotta da 230 a 150 euro: il risparmio è pari a 80 euro.
Per un lavoratore che guadagna 25mila euro il beneficio sarebbe di 200 euro, chi guadagna 30mila (480), oltre i 35mila circa 550-560 euro. E per il lavoratore con il budget annuo di 20mila si risparmierebbe 160 euro (Irpef passata da 400 a 240).
Ovviamente estendere questo bonus a chi ha un reddito oltre i 35mila euro vorrebbe dire aumentare in maniera importante il rimborso annuo. Per fare un esempio, infatti, coloro i quali hanno uno stipendio da 80mila euro all’anno possono beneficiare di un guadagno extra a fine anno pari a 1.792 euro netti. La questione non è però così semplice – specialmente con le coperture finanziarie – da qui l’idea di trovare una soluzione alternativa.
Al vaglio ci sarebbero infatti diverse ipotesi, così come prospettato da Maurizio Leo, viceministro dell’Economia. L’idea è quella di un taglio dell’Irpef sul fronte tredicesime (aliquota 15%), oppure a scalare con tre livelli (25-35 o 43%).
Ancora da chiarire, quindi, se l’intervento sarà di natura strutturale. Prevista una detestazione per quei lavoratori che hanno redditi medio bassi (ipotesi soglia 35mila euro annui). In alternativa, invece, si potrebbero analizzare redditi leggermente più alti – rispetto alla soglia citata – seppur con benefici non ridotti per coloro i quali non la superano.
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