Era già stato accusato di interruzione di pubblico servizio il bidello che per non lavorare ha simulato la morte del padre con un certificato falso. Denunciato, è stato assolto dal tribunale. La sentenza scioccante
Dopo il terzo giorno di servizio come supplenza presso una scuola un uomo di 52 anni ha finto il decesso del padre per evitare di andare a lavorare. Per rendere il tutto credibile il bidello aveva anche un certificato falso con tanto di timbro del Policlinico Gemelli di Roma.
Scoperta la bugia, il 52enne romano, è stato denunciato dalla dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo di via Trionfale nel quale era stato chiamato a marzo del 2019 per effettuare 5 giorni di supplenza. L’accusa per l’uomo è interruzione di pubblico servizio e falsificazione del documento ma il tribunale di piazzale Clodio lo assolve.
Dopo la proposta di supplenza nella scuola, il bidello romano di 52 anni aveva immediatamente accettato il servizio ma il terzo giorno di lavoro non si presenta, comunicando alla dirigente scolastica l’improvvisa dipartita del padre e chiedendo, così, tre giorni di permesso per lutto quindi fino alla fine del periodo lavorativo.
Non ci sarebbe stato nulla di strano se non fosse che la dirigente scolastica, trovatasi senza una sostituzione momentanea, è stata costretta a consultare nuovamente la graduatoria dei supplenti scoprendo che proprio quell’uomo in quel giorno era stato contattato da un altro istituto e aveva dato la disponibilità per lavorare il giorno seguente.
Insospettita dal fatto, la donna ha chiesto al bidello il certificato di morte del padre. Il 52enne dopo qualche giorno invia il documento che attestata il decesso del padre con tanto di logo del Policlinico Gemelli di Roma. Ma qualcosa continua a tormentare i dubbi della dirigente che, convinta che quel certificato fosse un falso, denuncia l’uomo e sospende il pagamento per i due giorni in cui l’uomo ha effettivamente lavorato. In aula, come riporta il Messaggero, la donna dice: “Non ci convinceva molto quindi abbiamo contattato l’ospedale per avere chiarimenti e abbiamo avuto la conferma che non fosse stato emesso da loro”. Di qui la certezza che si trattasse di un falso e la conseguente querela nei confronti del 52enne.
Il bidello romano è stato ascoltato dai pm prima della sentenza ammettendo di aver falsificato il certificato di morte del padre che ancora è in vita. L’imputato si è così pentito per quell’azione confermando: “Ho fatto una cavolata. In quel periodo ho avuto un po’ di problemi familiari, fisici, economici tutti insieme, ero fuori fase. Ripensandoci ora è una cosa assurda. Il certificato l’ho fatto io ma neanche mi ricordo più come”.
Alla domanda del perché avesse inventato una storia così assurda, l’uomo si è giustificato dicendo: “Pensavo mi avrebbero chiesto comunque di andare al lavoro se dicevo che stavo male, quindi, ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente”. Poi l’imputato ha aggiunto, in merito al pagamento mancato dei due giorni di lavoro effettuati: “Non merito di essere retribuito. Dopo quello che ho fatto non me la sentivo di chiedere anche i soldi”.
La madre del bidello accusato, con la quale questo ultimo conviveva da anni, è stata chiamata a testimoniare sul caso. Come riporta il Messaggero, la donna ha confermato: “Era per lui un periodo proprio brutto. Faceva avanti e indietro tra casa sua e casa mia, la moglie lo trattava male, aveva molti problemi. Lui è un bravo ragazzo”. La sentenza definitiva del pm Giovanni Nostro riporta nero su bianco l’assoluzione per ambedue i capi di imputazione: interruzione di pubblico servizio e falsificazione del certificato di morte.
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