Nell’incidente dell’aereo delle Frecce Tricolori emergono sconcertanti misteri sui registri consultati dai piloti. Il giorno della tragedia nessun messaggio di allarme stormi è stato lanciato. Cosa non torna nella vicenda
Dei 24 avvisi Notam, ovvero i bollettini aeroportuali in cui vengono segnalati eventuali pericoli, registrati dai piloti il 16 settembre, giorno dell’incidente aereo delle Frecce Tricolori a Caselle (Torino), nessuna allerta uccelli è stato lanciato. Sfogliando i messaggi sul registro non compare da nessuna parte la parola “bird”, quindi nessun indicazione sulla presenza di stormi di uccelli.
Come riporta stamani il Messaggero, secondo un pilota esperto: consultare questi registri non è difficile. “Normalmente i bollettini sui volatili durano per tutto il periodo in cui ne è previsto il passaggio, specie se sono migratori. Se invece per esempio la loro presenza è causata da una discarica nelle vicinanze, allora sono praticamente permanenti”.
“Mentre se si nota in modo estemporaneo la presenza di uccelli, in tal caso l’informazione può essere inserita non nel Notam ma nell‘Atis gestito dall’Enav, ovvero l’Ente Nazionale per l’Assistenza al Volo, che viene trasmessa su una frequenza radio. Qui vengono riportate le eventuali condizioni meteo dell’aeroporto e della pista ma anche i probabili malfunzionamenti degli apparecchi usati per l’atterraggio”. Ma allora perché nessuna segnalazione è stata registrata quel giorno?
Ad ogni modo, precisa il pilota intervistato dal quotidiano il Messaggero sul caso della mancanza di allerta stormi nei registri dei piloti: “Il bollettino che avvisa della presenza di uccelli solitamente non impedisce l’operatività dell’aeroporto. In tutta la mia carriera non ho mai visto un bollettino aeroportuale che limitasse l’operatività dello scalo per presenza di uccelli”.
Dunque, non era presente un divieto di decollo da rispettare prima che il pilota dell’acrobatica dell’Aeronautica militare decollasse e successivamente causasse con lo schianto, la morte della bambina di 5 anni. Nel frattempo l’attività investigativa della Procura di Ivrea continuano. In fase di analisi da parte del perito sarà il reattore del velivolo.
Quello che è quasi certo è che dai danni riscontrati alla Freccia Tricolore, dev’essere stato o un uccello di grosse dimensioni o uno stormo. Una seconda ipotesi al vaglio della procura è che ci sia stato un guasto tecnico. Per questa seconda teoria, al momento i magistrati stanno approfondendo le indagini.
Nel registro degli indagati al momento comprare solo il nome del maggiore Oscar Del Dò, il pilota che sabato scorso guidava l’aereo. Ma per la morte della piccola Laura Origliasso, gli indagati potrebbero essere di più. Nell’inchiesta della procura di Ivrea spunta anche la strada provinciale su cui la famiglia della bimba viaggiava in quel momento.
La SP è di competenza della città di Torino. Ma se quella strada fosse stata chiusa la bimba di 5 anni avrebbe potuto essere ancora viva? Con lei nella Citroen guidata dal padre Paolo c’era anche il fratello maggiore di 12 anni, Andrea, e la madre Veronica Vernetto. I genitori della piccola hanno fatto di tutto per strappare la loro bimba dalle fiamme ma non ci sono riusciti. Laura è morta carbonizzata all’interno della vettura.
Il fratello Andrea, ricoverato al Regina Margherita di Torino ha ustioni di secondo grado sul 30% del corpo ma non rischia la vita anche se per motivi precauzionali, al momento, rimane ricoverato nella Rianimazione. Mamma Veronica continua a essere ricoverata nel reparto di Chirurgia plastica dell’ospedale Cto. Anche lei riporta ustioni gravi. Ma il dolore che sente non è dovuto alle ferite. Lo strazio che non cessa e non cesserà mai di sentire è legato alla tragica fine della sua amata figlioletta che ora non c’è più.
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