Rivalutare le pensioni da un lato, dall’altro pensare nel 2024 a prolungare Quota 103. I sindacati riflettono, ora però è tempo di pensare a rivalutazioni e ai conguagli. Tutte le novità.
Quota 103 significa andare in pensione con 62 anni d’età e 41 anni di contributi, da qui l’idea di prolungare la decisione anche per il 2024. La scelta in questo caso sembrerebbe ormai presa, ma occhio ad altri aspetti che riguardano le pensioni.
I sindacati stanno lavorando per due questioni importanti: si tratta di Opzione donna e dell’Ape social, intanto dal prossimo sarebbero in arrivo degli aumenti. Tutto questo è diretta conseguenza di conguagli e rivalutazioni di natura economica.
Le novità sui conguagli
Il 2024 sarà l’anno della rivalutazione delle pensioni, specialmente in seguito alla variazione e adeguamento del costo della vita, così come evidenziato dai prezzi forniti direttamente dall’Istat. Con questa scelta, infatti, l’obiettivo resta proteggere le pensioni ed evitare di farle travolgere dagli effetti dell’inflazione.
In ogni caso, comunque, c’è da rivalutare l’aumento di oltre 8 punti percentuali, giunto lo scorso luglio proprio dall’Inps. L’Istituto nazionale di statistica ha diffuso il dato definitivo di 8,1% (rivalutazione provvisoria era invece a 7,3%): si tratta di uno +0,8% che porterà assegni pensione con conguagli e anche gli arretrati.
Di fatto, quindi, sugli assegni ci dovrà essere la compensazione dello 0,8% (da ipotesi misura provvisoria di 7,3 alla definitiva 8,1%). Facendo qualche conteggio, infatti, nel 2023 le pensioni minime dell’Inps sono state rivalutate con la misura provvisoria del 7,3% più un incremento. Minima aumentata a 600 euro per pensionati over 75 e +1,5% per quelli più giovani.
Ma è entro il 20 novembre 2023 che sarà nuovamente determinata la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni, poi bisognare adeguare gli assegni al nuovo indice. In questo caso specifico, infatti, prevista rivalutazione massima del 6% nel 2024, ma non si esclude aumento al 5,5%.
Pensioni minime
Un’altra questione delicata è quella delle pensioni minime che, al momento, sono ferme a poco meno di 600 euro. L’intenzione della maggioranza sarebbe quella di aumentarle, difficile al momento però raggiungere l’ipotesi sempre sperata da Silvio Berlusconi e da Forza Italia (aumento a mille euro ndr).
Da un lato l’idea, dall’altro far quadrare i conti e mantenere i conti in ordine e un bilancio sano. Una situazione politica che Antonio Tajani dovrà affrontare e cercare di risolvere, possibilmente portando al rialzo i compensi delle pensioni minime.
Una via di mezzo potrebbe essere aumentare a circa 670-700 euro, ma al momento il lavoro è in divenire e su questo fronte non ci sarebbero certezze ufficiali. Le idee ci sono, bisogna trovare i fondi giusti e le modalità. Si tratta di un aumento già previsto in precedenza e in corso di realizzazione nel biennio 2023-2024.
La nuova legge di Bilancio, infatti, ha confermato l’aumento temporaneo degli assegni minimi dell’Inps. Tutto ciò ha di fatto aumentato i 572,20 euro mensili nel 2023: nel 2022 erano 525,38 euro. La rivoluzione provocata dal carovita è del 5,5%, a cui aggiungere l’incremento dell’inflazione (8,1%), da qui tutta una serie di rivalutazioni.
Con questa decisione, infatti, le pensioni minime potrebbero superare i 600 euro, cifra a cui aggiungere altri incrementi. Forza Italia spinge per aumentare le pensioni minime a 700 euro, ma ciò vorrebbe dire sborsare nel 2024 una cifra di circa 400 milioni di euro: le valutazioni politico-economiche continuano.