Il Governo Meloni pensa ad una nuova riforma sulle pensioni e adesso si introduce quella con un pacchetto studiato per i giovani di oggi. Cosa prevedono la pensione e il lavoro part-time.
Una nuova ipotesi prende piede e adesso tutto sembrerebbe pronto dopo la pausa estiva. L’idea è quella di introdurre un pacchetto pensioni per i giovani. La pensione part-time è un sistema già sperimentato nel Nord-Europa, in particolare modo in Scandinavia.
L’idea è quella di far uscire in anticipo chi è prossimo alla pensione e assumere un under 35. Proprio nei Paesi scandinavi, infatti, questo modus operandi è stato sperimentato: si parla di un pensionamento part-time con una progressiva riduzione dell’orario di lavoro nell’arco di 2-3 anni.
Le novità
In pratica si tratta di un sistema che oscilla fra pensione e lavoro. Di fatto, quindi, il dipendente non smette di lavorare da un momento all’altro, ma procede con una progressiva riduzione del monte ora, così da raggiungere l’età pensionabile. Con questo sistema, infatti, per ottenere la pensione parziale è sufficiente continuare a lavorare almeno il 59% delle ore e a tempo pieno, così come previsto dal contratto.
E tocca proprio al datore di lavoro, infatti, fare richiesta di pensione parziale dal mese di compimento del 61esimo compleanno e fino al mese prima di compiere 65 anni, età in cui potrà andare regolarmente in pensione.
In Svezia, infatti, il dipendente può chiedere livelli di pensione che vanno dal 10 al 50% dell’orario previsto da contratto. Il dipendente riceverà la pensione parziale e stipendio dal monte orario. Il dipendente otterrebbe una pensione parziale e la restante parte dello stipendio. La rimodulazione dell’orario, infatti, dipenderebbe dalle esigenze aziendali.
Come funziona
L’accompagnamento verso la pensione è al vaglio del Governo guidato da Giorgia Meloni. Ridurre progressivamente orario di lavoro – fino al dimezzamento – raggiungendo la pensione nel giro dei successivi 2-3 anni.
Così facendo, infatti, il dipendente potrebbe ricevere metà stipendio e metà pensione, discorso differente invece per i contributi che sarebbero interamente versati, arrivando a 67 anni con la pensione piena (legge Fornero).
Non è però così semplice optare per un modello scandinavo in toto, specialmente sul fronte delle piccole imprese: si incontrano in questo caso problemi nella gestione della flessibilità dei turni di lavoro.
Nulla da fare invece per la tanto attesa e famigerata proposta leghista del Quota 41, opzione a cui la Lega aveva deciso di fare grande affidamento. Non si potrà andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età e quindi con l’assegno calcolato mediante metodo contributivo. La Ragioneria di Stato ha infatti stimato l’estensione di Quota 41 ad un costo pari a 5 miliardi di euro annui, con tanto di esborso massimo pari a 9 miliardi. Con queste cifre, però, il rischio è invece di compromettere l’intero sistema pensionistico in Italia.