Indagini in corso sull’incidente di Brandizzo: intanto davanti la sede dell’azienda Sigifer scritte con spray rosso. Il messaggio è chiaro. Le novità sulla tragedia ferroviaria.
Ci sono ancora diversi aspetti da chiarire in merito alla tragedia di Brandizzo: fatale l’impatto di un convoglio che ha ucciso cinque operai mentre si trovavano sui binari. A perdere la vita sono stati Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Saverio Lombardo e Giuseppe Aversa.
Fatale l’impatto fra il convoglio che stava giungendo a circa 150 km/h e i dipendenti della Sigifer, ditta appaltatrice esterna specializzata in armamenti ferroviari. Nulla da fare per i dipendenti dell’azienda del Vercellese, tutti morti sul colpo.
Scritte davanti la sede della Sigifer
Continuano le indagini sull’incidente di Brandizzo, tragedia costata la vita a cinque operai, ma ora emerge una scritta gigantesca “Assassini. Basta appalti” proprio davanti all’azienda di Borgovercelli. Dinanzi all’ingresso della Sigifer, infatti, alcuni ignoti avrebbero scritto sul manto stradale con della vernice di colore rosso, con tanto di piccola stella a cinque punte.
E proprio davanti all’ingresso dell’azienda per la quale lavoravano gli operai a Brandizzo, in provincia di Torino, sarebbero emerse queste nuove dichiarazioni, destinate di certo a non placare la tensione. Nel frattempo l’inchiesta entra nel vivo e pone al centro dell’attenzione Andrea Girardin Gibin, capo-cantiere della Sigifer, insieme al tecnico Rfi Antonio Massa.
Nel frattempo, infatti, la scorsa settimana alcuni dipendenti ed ex dell’azienda sono stati ascoltati dalla Procura di Ivrea, ora è invece il momento di una veglia di preghiera convocata dall’arcivescovo Marco Arnolfo: tutto è pronto per l’incontro che si terrà al Duomo di Vercelli durante la serata di lunedì 11 settembre 2023.
Le novità sul caso
Non si fermano gli accertamenti e i controlli tramite acquisizioni di nuovi documento e interrogatori. Dai controlli potrebbero emergere novità sul disastro che ha provocato nel Torinese la morte di cinque operai lo scorso 30 agosto. Proprio la Procura di Ivrea ha dato il via ad una serie di attività investigativa al fine di verificare gli errori commessi, in primis l’analisi sulla manutenzione dei binari.
Inevitabilmente l’attenzione è rivolta alla decisione di “via libera” con cui Massa e Gibin avrebbero dato l’ok ai lavori, ma senza aver ricevuto l’autorizzazione sull’interruzione della linea sul binario 1. Proprio per questo, infatti, Massa e Girardin Gibin risultano accusati di disastro e omicidio plurimo con dolo eventuale.
Intanto gli inquirenti analizzano la dinamica dell’incidente. Durante la sera dello scorso 30 agosto, infatti, la dirigente della movimentazione avrebbe detto a Massa di non iniziare i lavori a causa della mancata interruzione della linea. Un convoglio sarebbe passato alle 23.44, proprio per questo Massa si sarebbe confuso, pensando fosse invece l’ultimo treno.
L’indagine è ad ampio raggio e si estende anche oltre i minuti successivi al disastro. Qualcuno avrebbe infatti attivato il dispositivo di sicurezza sulla linea – denominato in gergo “d.o.b” (dispositivo di occupazione del binario) che avrebbe modificato la scena dell’incidente: prima dell’impatto non ci sarebbe stato. Gli esperti parlano di possibile strumento di garanzia, nonostante la circolazione fosse stata inevitabilmente interrotta.
In quel caso era infatti previsto un passaggio del treno intorno all’1.30 di notte. Simulando il passaggio di un treno, infatti, grazie al d.o.b. sarebbe scattato il semaforo rosso. I macchinisti, però, hanno ribadito che il semaforo era sempre verde, non ricevendo alcuna indicazione sul fatto che ci fossero lavori a ridosso del binario 1.