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Attualità

Covid Italia, spaventa la variante Eris: +44% di casi in una settimana. Sintomi e avvertimenti

Published by
Maria Teresa Bianco

I casi Covid in Italia sono in leggero e costante aumento registrando in una settimana +44% di nuovi contagi. La variante Eris prevale. Quali sono i sintomi associati ad essa

Seppur si mantiene ancora bassa, la crescita di nuovi casi Covid in Italia non cenna a diminuire. Nelle ultime 3 settimane l’aumento dei contagi per la variante Eris è salito così come l’impatto negli ospedali italiani, in leggero aumento sia nelle aree mediche che nelle terapie intensive.

Covid Italia, aumento dei casi della variante Eris: + 44% in una settimana. I sintomi a cui prestare attenzione (ansa9 free.it

Secondo quanto emerge dal bollettino settimanale del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di Sanità (Iss): negli ultimi sette giorni i nuovi casi registrati sono 21.309 rispetto agli 14.866 della scorsa settimana, segnando un +44%. Sul totale dei sequenziamenti, nel 42% la variante Eris è quella che prevale.

Casi Covid in aumento: la situazione in Italia nell’ultima settimana

Nel rapporto dell’Iss si evidenzia nell’ultima settimana un aumento anche nell’incidenza dei casi che si attesta a 31 per 100 mila abitanti rispetto ai 24 della settimana precedente. Anche i ricoveri in ospedale negli ultimi sette giorni subiscono un lieve innalzamento arrivando al 3% con un totale di 1.872 posti letto occupati.

Covid, aumento dei casi di contagio della nuova variante Eris. Quali sono i sintomi (ansa) free.it

Cresce anche l’occupazione delle terapie intensive: con 49 persone ricoverate rispetto alla precedente rilevazione: 0,6% rispetto allo 0,4%. Ma la situazione rimane non allarmante. E non ci sono prove che l’infezione con una delle varianti attualmente in circolazione sia associata a una malattia più grave.

Ma quali sono le eventuali precauzioni da prendere? Secondo quanto il professore di malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma, Massimo Andreoni, intervistato da il Messaggero ribadisce: “Solo chi esegue un tampone e scopre di essere positivo finisce nel monitoraggio. Bisogna considerare dunque una parte di popolazione asintomatica, o che sospetta di essersi infettata, ma non esegue il test”. Quello che ora è da capire è che situazione si avrà in Italia nell’imminente autunno e in inverno quando ci sarà una sovrapposizione di influenza, Covid e altri virus respiratori. Per questo motivo, quindi, le mascherine potrebbero di nuovo ritornare ad essere indossate ma solo in alcuni luoghi.

I sintomi della variante Eris

Le nuove varianti infettive, Eris tra tutte, ha colpito nelle ultime settimane, in modo particolare, la fascia di età degli ultra 90enni registrando +69 casi per 100.000 abitanti ma l’incidenza è in aumento anche in tutte le altre fasce d’età. In sostanza la fascia media alla diagnosi è di 56 anni. Mentre, la percentuale di reinfezioni è in aumento e si aggira intorno al 39%.

La nuova variante Eris attualmente in Italia può essere definita come una “parente” della variante Omicron. L’OMS classifica la variante Eris come  “variante d’interesse”, ovvero che presenta mutazioni genetiche tali da poter eludere gli anticorpi sviluppati dal sistema immunitario. Ma gli esperti tranquillizzano affermando che Eris non rappresenta una minaccia grave.

Andrew Pekosz, professore di microbiologia molecolare e immunologia alla John Hopkins University Bloomberg School of Public Health, come riporta anche il Messaggero, ha detto: “È preoccupante che sia in aumento, ma non sembra qualcosa di molto diverso da quello che è già circolato”. La buona notizia è che questa ultima variante non sembra essere molto contagiosa così come i sintomi associati ad essa e la probabilità di causare malattie gravi. In particolare, la variante Eris tende a infettare le vie respiratorie superiori causando sintomi simili a un raffreddore e mal di gola. Infine, l’Istituto di ricerca Mario Negri evidenzia che con questa variante “è poco probabile che si verifichi un significativo aumento delle ospedalizzazioni per Covid-19 rispetto agli inverni precedenti”.

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