Stupro di Caivano, minacce dei boss mafiosi alle mamme. La condanna del sacerdote anticlan

Dopo lo stupro di gruppo di Caivano, i capi clan di Parco Verde minacciano le madri delle giovani vittime. “Non parlate di stupri”. La condanna del parroco Maurizio Patriciello: “Omertà e vigliaccheria”

C’è il coprifuoco nella zona del Parco Verde di Caivano dopo che dal branco di stupratori delle due cuginette di 10 e 12 anni figurano tra i 15 ragazzi coinvolti anche i figli minorenni di due capi boss dello spaccio di droga. Si respira un’aria di omertà e paura tra le strade deserte. Tutti tacciono, per paura ma anche per “rispetto” ai clan.

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Stupro di Caivano, le minacce dei boss alle mamme. La dura reazione del parroco Anticlan (ansa) free.it

I componenti del gruppo di ragazzi che per mesi hanno violentato le due ragazzine e filmato le violenze sono tutti indagati a piede libero, in queste ore chiusi nelle proprie abitazioni in un vigliacco silenzio. In tutto questo profilano anche le minacce dei clan mafiosi alle madri di zona: “Non parlate di stupri”. Così le bocche rimangono chiuse, tranne una, quella del parroco di Parco Verde, don Maurizio Patriciello.

Stupro di Caivano: la condanna del parroco anticlan ai boss

Durante l’omelia domenicale delle 10 don Maurizio Patriciello, sacerdote di Parco Verde, condanna l’omertà e la vigliaccheria della gente a seguito delle intimidazioni giunte dai boss mafiosi alle madri di zona. Una chiesa con pochissimi fedeli presenti quella di ieri, dove il sacerdote anticlan ammette anche di essere preoccupato per la sua incolumità e quella della sua scorta.

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Stupro Caivano, la dura reazione di don Maurizio Patriciello (ansa) free.it

Don Patriciello rinnova il suo appello al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ricordando, come riporta anche il Messaggero stamani: “Le ho mandato un messaggio per chiederle di venire qui, perché il Parco Verde è Italia, i nostri bambini sono italiani”. Nella sua omelia il parroco ricorda anche quando, tempo addietro, il presidente Sergio Mattarella fece visita alla comunità di Caivano: “Gli dicemmo “non vogliamo essere primi, ma nemmeno ultimi. Vogliamo solo essere normali”. Quella normalità qui l’aspettiamo ancora”.

Dopo i recenti fatti di cronaca, il prete evidenzia: “Siamo una comunità ferita. La responsabilità maggiore ricade sempre sui genitori, ma siamo tutti responsabili, anche chi ha visto e fa finta di non sapere per non correre rischi pensando che sia meglio così.  C’è la mancanza dei servizi sociali e questo vale anche per i femminicidi. Anna Scala è stata uccisa a Piano di Sorrento dall’uomo che diceva di amarla. Eppure lei aveva denunciato, ma non è successo niente. Se ora una donna venisse da me e mi dicesse “padre, il mio compagno mi picchia” oppure “mio marito mi violenta”, avrei il terrore di consigliarle di denunciare”.

Il terrore delle famiglie delle vittime: ritorsioni e vendetta dalla camorra

L’assenza, in questo luogo dimenticato dalla legge di una protezione giusta e legale porta le famiglia a un processo di auto-protezione di chi è costretto a vivere in silenzio. Dopo lo stupro delle due cuginette, nel Parco Verde tutti sanno già che per le famiglie delle due vittime, oltre al dolore e all’indignazione per quello che è accaduto, c’è anche la vergogna e l’umiliazione subita, alla quale si aggiunge inesorabile la paura di una possibile ritorsione da parte dalla camorra.

I ragazzini responsabili insieme agli altri di aver violentato le due cuginette sono figli di due potenti capi spaccio. Questi ultimi hanno sotto di sé decine e decine di affiliati pronti a tutto pur di salvaguardare “l’ordine”. Vengono giustificati perfino gli omicidi, figurarsi le violenze sessuali su due bambine. Lo sanno tutti a Parco Verde, anche i familiari delle due vittime, terrorizzati ora dalle minacce ricevute dai boss.

Nel frattempo, dalle indagini vige il massimo riserbo. Sia la procura dei minori sia quella di Napoli Nord non lasciano trapelare nessuna notizia sull’inchiesta. Nessuna parola neanche sulle analisi tecniche sui telefonini sequestrati ormai tre settimane fa agli indagati. Si attende, intanto che arrivi domani, martedì 29 agosto, quando alle 18 si terrà una manifestazione al Parco Verde, voluta dai comitati cittadini in segno di solidarietà alle vittime dello stupro di Caivano. A capo dell’evento il coraggio di don Maurizio Patriciello.

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