La morte del ciclista Davide Rebellin presenta una novità importante: l’autista tedesco è pronto ad arrivare in Italia.
Giunge in Italia Wolfgang Rieke, l’autista 63enne che lo scorso 30 novembre ha investito e ucciso il ciclista Davide Rebellin. L’incidente mortale è avvenuto a Montebello Vicentino, poi la fuga dell’uomo a bordo di un autoarticolato, senza soccorrere l’uomo travolto con il mezzo pesante. A confermare la notizia è il Corriere del Veneto.
Dopo essere stato estradato a Vicenza, infatti, il camionista è giunto nel carcere San Pio X. In quel caso, infatti, l’avvocato Andrea Nardin potrebbe scegliere di chiedere una modifica alla misura cautelare. Due le ipotesi prospettate di recente: annullamento reclusione o sostituzione del carcere ai domiciliari con braccialetto elettronico. La difesa sostiene che non dovrebbe esserci alcun pericolo di fuga per l’uomo accusato di aver ucciso Rebellin.
L’incidente e la morte di Rebellin
Quella tragica mattinata di fine novembre 2022, Davide Rebellin era uscito in bicicletta per uno dei consueti allenamento. Aveva scelto di proseguire, nonostante pochi mesi prima avesse annunciato di volersi ritirare dalle corse. Proprio all’altezza di Montebello Vicentino, infatti, il ciclista si era immesso in una rotatoria lungo la strada Regionale 11, ma un camion lo ha letteralmente travolto.
Rebellin è morto praticamente sul colpo, ma sulla vicenda sono emersi vari elementi circa la morte dell’uomo e la decisione di non soccorrerlo. Su questi dati si sono concentrate le indagini che hanno ricostruito la vicenda, anche grazie al coordinamento del sostituto procuratore Claudia Brinino.
Davide Rebellin ha avuto un passato importante nel mondo del ciclismo con diversi successi da mettere in bacheca. Ha vinto nel 2004 l’Amstel Gold Race, sempre lo stesso anno la Liegi-Bastogne-Liegi e tre Freccia Vallone (2004, 2007 e 2009), senza dimenticare anche una tappa del Giro d’Italia.
La fuga del camionista, poi l’arresto
Le telecamere di sorveglianza della zona, così come una perizia effettuata dallo studio Coral, hanno permesso di ricostruire la dinamica dell’incidente mortale. Proprio da quest’ultima sarebbero emerse gravi responsabilità per Rieke.
L’uomo avrebbe prima sterzato verso l’uscita che porta al parcheggio, poi ha investito il ciclista e si è dato alla fuga, ma senza prestargli alcun tipo di soccorso. Indagini durate diversi mesi e ora tutto sembrerebbe più chiaro. Per l’autista del mezzo le accuse sono di omicidio stradale e omissione di soccorso.
Le telecamere di videosorveglianza hanno mostrato prima la discesa dal tir, poi lo sguardo rivolto verso il corpo senza vita e infine la fuga con Rebellin praticamente a terra e senza vita. Prima ha fatto tappa a Verona, poi la decisione di raggiungere la città tedesca di Recke (Renania settentrionale).
Provare a nascondere le prove dell’incidente, tentando di eliminare le tracce di sangue, non gli hanno invece permesso di compiere la scelta. Proprio lì avrebbe sostituto il rimorchio, lavando ogni traccia di sangue con un detersivo, poi la decisione di riprendere il cammino.
Nonostante questo, però, non sarebbe bastato per eliminare elementi utili ad accertare l’impatto mortale con la bici di Rebellin. Lo scorso gennaio, inoltre, i carabinieri hanno sequestrato il mezzo, riuscendo a trovare i segni dell’incidente, proprio sulla motrice del mezzo. Intanto l’accusa ha ribadito che “la morte di Rebellin è da imputare esclusivamente a una pluralità di norme comportamentali da parte di Rieke“, si legge in una nota.