Una storia di coraggio ma anche di maltrattamenti in famiglia quella avvenuta nel Torinese quando una bimba di soli 6 anni chiama i carabinieri denunciando la violenza del padre. Una telefonata che ha salvato la vita alla madre della piccola
La vicenda è accaduta a Vinovo, paese in provincia di Torino. A denunciare gli abusi e i maltrattamenti in famiglia è stata una bambina di appena sei anni dopo che il padre, per l’ennesima volta, stava aggredendo la mamma.
Così la piccola ha visto il papà prendere a schiaffi la madre e quest’ultima che è scoppiata a piangere e non c’ha pensato su due volte. Ha preso il telefono e ha composto il numero d’emergenza 112 chiedendo aiuto. Immediatamente è scattato l’intervento delle forze dell’ordine che hanno arrestato l’uomo.
Dovrebbe essere il genitore a proteggere il figlio minore da ogni tipo di violenze ma non questa volta. Nel Torinese, la storia di forza e determinazione parte da una bimba di 6 anni che ha salvato la madre di 39 dall’aggressività del papà violento.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri intervenuti nell’abitazione dopo la chiamata della piccola, l’uomo era tornato a casa ubriaco e aveva iniziato a urlare contro la moglie. Nel frattempo la bambina, figlia dei due coniugi, ha telefonato al 112 dal telefono fisso di casa.
La madre vedendo che la figlia era al telefono, si è allontanata dal marito per vedere chi fosse il destinatario della chiamata della bimba. Solo a quel punto la donna ha preso il cellulare e ha spiegato nel dettaglio cosa stesse succedendo. Subito dopo arriva una pattuglia dei carabinieri all’indirizzo indicato dalla donna e arrestano l’aggressore, già precedentemente denunciato per maltrattamenti. Infine, sia la mamma che la bambina di sei anni sono state trasferite in ospedale per gli accertamenti clinici del caso.
Non era la prima volta che in casa si verificavano episodi del genere. La stessa cosa è accaduta in un’altra abitazione di una coppia di Anzio lo scorso anno quando la figlia minorenne della coppia nel giorno di Ferragosto ha contattato il 112 salvando la mamma dai maltrattamenti del padre.
Stessa scena si è ripetuta anche a Bologna il 14 luglio dell’anno scorso quando sempre una adolescente di 15 anni ha allertato la Polizia di Stato per richiedere aiuto. Anche in questo caso la ragazza ha spiegato agli agenti che il padre stava aggredendo la madre e aveva anche minacciato di ucciderla. In questi casi, l’intervento dei figli minori e l’arrivo tempestivo delle forze dell’ordine ha bloccato gli aggressori da un possibile scenario che poteva concludersi in modo più agghiacciante, con il femminicidio.
Non è andata bene, in questo caso, alla 57enne Alessandra Matteuzzi che proprio il 23 agosto del 2022 è stata uccisa davanti casa dall’ex fidanzato calciatore, Giovanni Padovani, a Bologna. A distanza di un anno, oggi il legale della famiglia Matteuzzi ha dichiarato: “E’ molto complicato, perché il dolore non passa e la rabbia per quello che è successo è ovviamente sempre presente”. Il killer è in carcere e lo scorso maggio è iniziato il processo a suo carico. Sempre l’avvocato della famiglia ha fatto sapere in merito al processo, come riporta Fanpage: “È stato conferito un ulteriore incarico a due psichiatri da parte della Corte di Assise di Bologna, che stanno valutando la capacità di intendere e di volere di Giovanni Padovani al momento del fatto. I lavori peritali stanno procedendo anche tutto il mese di agosto, quindi senza tener conto minimamente della sospensione feriale. Il 2 ottobre torneremo in aula per sentire due o tre testi, dopodiché, secondo il nostro parere, si dovrebbe arrivare a una definizione del giudizio in tempi brevi”.
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