L’Italia fa registrare in Europa la più alta percentuale di tasse pagate in seguito al caro carburanti: ecco a quanto ammontano i costi per benzina e diesel.
Fra Iva e accise sono diverse le componenti fiscali dei carburanti in Italia. Il loro valore è di 56,6% per benzina e 51,8% per diesel. Andando a fare un calcolo, inoltre, lo Stato incasserebbe 1,061 euro per un litro di verde, 921 centesimi invece per il gasolio.
Si tratta della più alta percentuale assoluta in Europa, per quanto riguarda il diesel, per la Super spicca invece la Finlandia (Italia è attualmente seconda ndr). Sta di fatto che durante le prime due settimane di agosto, inoltre, i prezzi sono aumentati per tutti i tipi di carburante, nessuno escluso.
La situazione
Per fare due calcoli basta vedere gli ultimi dati, diffusi dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, datati 17 agosto 2023. In autostrada la verde costa mediamente 2,019, gasolio 1,928, si spende invece meno per la rete stradale ordinaria: 1,939 euro per benzina, 1,827 per diesel.
Sul caso è intervenuto Gianni Murano, presidente dell’Unem (Unione Energie per la Mobilità), che ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni del Corriere della Sera. L’analisi del responsabile dell’associazione di imprese di categoria commenta i rialzi derivati dagli aumenti. “Anche l’ultimo confronto con l’Europa reso disponibile dalla Commissione Ue evidenzia come l’aumento dei prezzi dei carburanti derivi dall’aumento delle quotazioni internazionali, in rialzo in queste ultime settimane“, ribadisce Murano.
Il problema evidenziato anche dal presidente dell’Unem non riguarda i prezzi industriali di benzina e gasolio, essendo più bassi rispettivamente di 2,3 e 4,5 centesimi rispetto a Paesi come Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Spagna. Di fatto, quindi, il problema sarebbero le tasse, un mix fra Iva e accise che farebbe aumentare il prezzo.
La polemica contro il Governo, cosa dicono le previsioni
Soltanto gli introiti delle accise hanno portato nelle casse dello Stato 2,2 miliardi di euro. Proprio il Codacons ha ribadito che “diffida a congelare gli introiti delle accise, 2,2 miliardi, che rappresentano un’appropriazione indebita e una speculazione da aggiotaggio nei confronti dei consumatori“, si legge in una nota.
Intanto l’associazione aveva ribadito di voler denunciare alla Guardia di Finanza le 104 Procure sparse in Italia, chiedendo di tagliare subito le accise. Sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche Federcontribuenti che parla della necessità di “far calare il prezzo della benzina di 20 centesime, senza conseguenze negative per le casse dello Stato”.
L’incoerenza regna sovrana: se per il #Governo la colpa è delle #accise, ora la promessa di cancellarle – fatta in abbondanza da diversi suoi esponenti – è sparita nel nulla. Un circo dell’assurdo di cui fanno le spese, al solito, gli italiani.https://t.co/90gQnb5w0j
— Codacons (@Codacons) August 18, 2023
Ma le previsioni per i prossimi mesi non parlano di un caso. A ribadirlo è Gabriele Masini, direttore di Staffetta Quotidiana. “Il mercato è più rialzista che ribassista. Il Brent è intorno a 84-85 dollari al barile e di recente ha registrato un leggero rialzo. La domanda di petrolio salirà, in base all’ultimo report dell’Aie, e visto che la capacità di raffinazione in Europa è diminuita i mercati sono diventati molto più sensibili e reattivi a notizie che possano preludere a una scarsità, quali il fermo per manutenzione, come sarà il caso di due grosse raffinerie in Canada il prossimo autunno“, commenta Masini.
In ogni caso, però, l’aumento dei prezzi dei carburanti ha un effetto domino anche sul costo della spesa. Quasi il 90% della merce che arrivano sugli scaffali viaggia su strada, da qui tutta una serie di conseguenze. Coldiretti parla di un traffico per mezzo pesante pari alla spesa di 1,12 euro a chilometro: in Francia è 1,08, Germania a 1,04.