Il mare grosso ha provocato il naufragio di una barca carica di migranti sulle coste di Lampedusa. 41 morti, si salvano solo in 4. Il racconto shock dei sopravvissuti: “Siamo vivi grazie a una camera d’aria”. La dinamica dell’incidente
Confusi e ancora impauriti, i sopravvissuti del naufragio avvenuto sulle coste siciliane di Lampedusa, ricordano l’incubo vissuto sull’imbarcazione di ferro prima di finire alla deriva. A raccogliere la prima testimonianza è il dottor Adriano Chiaromonte che li ha visitati non appena giunti sulla terra ferma.
Un racconto lucido e freddo, quello fatto da quattro migranti quasi come se la paura fosse loro compagna da sempre. A far capovolgere la piccola barca di 7 metri sul quale erano stipate oltre 45 persone, di queste 41 sono morte, è stata un’onda grande. Il mare si era ingrossato. Ai soccorritori i sopravvissuti ripetono: “Ci siamo aggrappati alle camere d’aria, solo in 15 avevano il salvagente”.
Il Messaggero riprende le parole scioccanti e lucide di quattro migranti superstiti del naufragio avvenuto qualche giorno fa sulle coste siciliane di Lampedusa difronte alla Libia. Uno dei migranti racconta gli attimi prima del salvataggio in mare:
“Siamo finiti in acqua dopo che ci ha colpiti un’onda violentissima. Ma con il passare del tempo, forse ore, abbiamo visto i nostri compagni di viaggio prima allontanarsi, trasportati dalle forti correnti del mare, e poi sparire. Alcuni li abbiamo visti venire inghiottiti dalle onde”.
I quattro sopravvissuti al naufragio sono tre minorenni: due ragazzi e una ragazza, e un uomo adulto. Tutti e quattro provengono da Costa d’Avorio e Guinea e tutti hanno lo sguardo vitreo, privo di espressione quando ricordano l’orrenda storia. Al momento le testimonianze vengono raccolte dagli investigatori anche se ancora non ci sono riscontri tra le autorità italiane riguardo al dinamica dell’incidente in mare.
Quello che hanno raccontato i quattro migranti non convince molti soccorritori, perché ritengono che le loro condizioni siano incompatibili con i giorni trascorsi in acqua senza cibo. Ad ascoltarli, supportati dagli operatori della Croce Rossa italiana sono gli agenti della squadra mobile della Questura di Agrigento. I loro racconti, riferiscono, sono colmi di lacune e molto confusionari. Pare evidente che i 4 migranti hanno timore di parlare.
Secondo quanto hanno dichiarato dagli stessi, erano partiti dalla Tunisia insieme ad altre 41 persone. Con i tre minorenni non c’erano familiari o parenti: “Solo conoscenti e amici. Siamo partiti giovedì 3 agosto da Sfax, alle 16 poi dopo sei ore dall’inizio della navigazione la barca si è capovolta”. Ma altri migranti raccontano, invece, che la partenza sia avvenuta la sera di giovedì e che il naufragio è avvenuto nella notte, molto probabilmente nelle prime ore di venerdì.
I 4 hanno spiegato che dopo aver trascorso diverse ore in acqua aggrappati alle camere d’aria, “abbiamo visto una barca di ferro vuota che era alla deriva in mezzo al mare, e l’abbiamo raggiunta. Eravamo in dieci”. Ma su che fine abbiano fatto gli altri sei migranti saliti poi sul barchino, i superstiti non sono stati in grado di spiegarlo. Saranno ascoltati nuovamente nelle prossime ore dagli investigatori per cercare di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Al momento i quattro migranti sono molto provati e ci vorrà del tempo prima che i ricordi riaffiorino alla mente in tutta la loro crudeltà.
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