Il giovane 13enne Chris Abom è stato investito e ucciso a San Vito di Negrar. La lettera dell’uomo accusato di omicidio della strada.
Chris Abom è il giovane 13enne investito e ucciso da un uomo che successivamente sarebbe fuggito, lasciando il giovane a terra agonizzante. Lì sarebbe rimasto circa un’ora e mezza, prima dell’arrivo dei soccorsi, in seguito invece il decesso una volta giunta in ospedale. Nel frattempo, però, l’uomo denunciato a piede libero ha deciso di parlare.
La morte di Chris, ragazzo che giocava nella Polisportiva Negrar, sarebbe avvenuta per ipossia in ospedale dopo l’impatto letale avvenuto a San Vito di Negrar (provincia di Verona). Nel frattempo la famiglia del giovane attende il nullaosta per restituzione salma e organizzazione dei funerali del figlio.
Proprio i sanitari hanno spiegato che il giovane si sarebbe potuto salvare, ma soltanto se fossero stati allertati i soccorsi in maniera tempestiva. In realtà, però, sarebbe passato diverso tempo, da qui la speranza flebile e poi il decesso del ragazzino che aveva il sogno di fare il calciatore.
La famiglia originaria del Ghana è residente nel Veronese da circa 20 anni e ora tutta la comunità africana di San Vito della Valpolicella si è stretta attorno ai parenti di Chris Abom. Nel frattempo proprio il pirata della strada ha deciso invece di parlare e inviare una lettera, il cui appello è stato pubblicato dal Corriere della Sera, fornendo la sua versione dei fatti.
In questo caso non sono mancate le polemiche, ma a spiegare tutto è stato il procuratore di Verona, Bruno Bruni, con tanto di precisazioni inevitabili. L’uomo è stato denunciato a piede libero con l’accusa di omicidio stradale, fuga e omissione di soccorso.
“L’automobilista non si poteva arrestare, non c’era flagranza di reato. Se si
fosse proceduto all’arresto sarebbe stato illegale. Al massimo si poteva valutare il fermo di pg. Ma, al 99%, anche questo non sarebbe stato convalidato“, ha spiegato il procuratore dopo aver risposto ad alcune domande dei cronisti. Nel frattempo, quindi, il 39enne è stato denunciato per la morte di Chris Abom.
L’uomo ha ribadito sul Corriere della Sera di non essere fuggito, ma di non aver proprio visto il giovane investito. “Preferirei essere morto io, al suo posto, credetemi. Vi pare che se mi accorgevo di aver investito una persona, poi me ne andavo via come niente fosse“, spiega l’uomo che abita con la fidanzata a non molta distanza dal luogo della tragedia.
L’uomo ha spiegato di non aver visto nulla, dopo essersi guardato intorno, per poi ripartire, senza però tralasciare un aspetto che riguarda il suo passato. “Pensavo di avere sbattuto contro un cartello stradale, perché poco lontano ce n’è uno tutto accartocciato. Si tratta di un errore di gioventù: avevo vent’anni“, ribadisce il 39enne attualmente a piede libero, ma con possibili risvolti a stretto giro.
In passato sarebbero emersi, sempre a suo carico, delle denunce per guidato in stato di ebbrezza, ma l’avvocato Massimo Dal Ben ha voluto fare alcune importanti precisazioni. L’uomo ha intanto scritto una lettera ai genitori di Chris e spera che entrambi possano leggerla. “La darò al mio avvocato perché la consegni. Scriverò che mi dispiace. E che non l’ho fatto apposta a lasciare solo il loro bambino“, spiega.
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