Dal primo agosto 2023 novità importanti per chi percepisce il Reddito di cittadinanza: arriva l’Assegno di inclusione e anche il Supporto per la formazione e il lavoro. Di cosa si tratta e a cosa bisogna fare attenzione.
Il Reddito di cittadinanza dà l’addio e al suo posto ci sarà l’Assegno di inclusione con il Supporto per la formazione e il lavoro. Nel primo caso si tratta di un elemento che sarà operativo dal 2024, nel secondo sarà già possibile dal prossimo mese di settembre. Nel frattempo l’Inps ha pubblicato sul sito le Faq per i cittadini che hanno dubbi o necessità di chiarimenti.
La novità principale è che il Reddito può essere riattivato, ma soltanto per chi viene preso in carico direttamente dai Servizi Sociali. In questo caso, infatti, basterà far arrivare tutta la documentazione all’Inps, entro il prossimo 31 ottobre, riattivando il beneficio fino al 31 dicembre 2023, con tanto di accreditamento degli arretrati.
Giornate difficili per molti cittadini che di recente hanno ricevuto un sms: l’annuncio della perdita del sussidio ha creato non poche polemiche, specialmente sul fronte politico. Nel frattempo i percettori del Reddito di cittadinanza sono stati avvertiti circa la perdita del sussidio, ma le domande e le perplessità sono tante e proprio per questo i cittadini cercano conferme certosine.
La cosa certa è che il Supporto per la formazione e il lavoro è destinato alle persone fra 18 e 59 anni che sono occupabili e hanno un Isee annuo fino a 6mila euro. L’Assegno di inclusione è invece rivolto ai nuclei familiari che hanno un disabile, un minorenne o soggetti di almeno 60 anni d’età.
Parlando dei numeri relativi allo scorso mese di giugno, infatti, fra Reddito e pensione di cittadinanza si va oltre il milione di famiglie (1.010.536 per la precisione), per un totale di 2,1 milione di persone coinvolte: la spesa è pari a 571,6 milioni di euro. L’importo medio a maggio 2023 era di 565,59 euro a famiglia (beneficiari 1.045.662 persone).
Di certo nell’anno in corso, il Reddito di cittadinanza varrà 12 mesi, ma soltanto per famiglie con minori, disabili o persone d’età pari o superiore ai 60 anni. Per i cosiddetti occupabili, invece, lo si potrà percepire fino al 31 dicembre 2023, ma soltanto se risultano presi in carico dai Servizi Sociali, non essendo attivabile sul lavoro.
Per tutti gli altri, invece, il sussidio non potrà superare la soglia dei sette mesi. Elemento importante è in questo caso anche l’Assegno di inclusione, misura per contrastare povertà e fasce più deboli della popolazione. Nel caso specifico, infatti, è stata prevista l’attivazione di percorsi per l’inserimento sociale.
Proprio l’Assegno di inclusione prevede l’attivazione dei percorsi di inserimento sociale, formazione, lavoro e politiche attive del lavoro. Si tratta di una misura che varrà per i “fragili” e che prenderà il posto del Reddito di cittadinanza da gennaio 2024. Ciò varrà soltanto per nuclei con presenza di persone con disabilità, minorenni, over 60 o persone svantaggiate, il tutto inseriti in programma di cura e assistenza socio-sanitaria.
Come già spiegato il contributo è rivolto a nuclei familiari con componenti fra 18 e 59 anni e con Isee non superiore a 6mila euro, ma che non sono in possesso dei requisiti per l’Assegno di inclusione. In questo caso, infatti, il Supporto per formazione e lavoro prevede una partecipazione di accompagnamento al lavoro, orientamento, formazione e riqualificazione professionale.
Sta di fatto che gli occupabili perdono il Reddito di cittadinanza già dal primo agosto 2023, i corsi di formazione non si avvieranno prima di settembre. Il Governo Meloni, però, ha ribadito che anche gli arretrati verranno pagati. Sul fronte del Supporto per formazione e lavoro, invece, il contributo è di 350 euro al mese (massimo per un anno). Si tratta in sostanza della metà rispetto al Reddito di cittadinanza. Per ottenerli, infatti, sarà sufficiente frequentare i corsi
Per la domanda dell’Assegno di inclusione basterà rivolgersi a Caf convenzionati, Patronati oppure fare la domanda telematica direttamente sul sito dell’Inps. La richiesta dovrà avvenire tramite piattaforma appositamente attivata. Oltre ai requisiti già spiegati, inoltre, emerge anche quello del valore del patrimonio immobiliare, ai fini Imu, non superiore a 30mila euro. Il patrimonio mobiliare non deve essere superiore a 6mila.
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