Domenico Esposito è stato ucciso al culmine di una banale lite. Dopo l’efferato omicidio parla l’assassino Antonio Emanuele De Luca: “L’ho ucciso ma non so perché”
Dopo averlo assassinato al centro commerciale Vulcano Buono di Nola, Antonio Emanuele De Luca non ha neanche tentato di scagionarsi dall’accusa di omicidio aggravato dai futili motivi. Ha ucciso Domenico Esposito dopo una banale lite utilizzando un coltello. “Sì, l’ho ucciso. Gli ho fatto del male. Non so dirvi perché”. Queste le uniche parole del reo confesso del delitto.
Nessuna spiegazione dopo aver estratto il coltello dalla tasca e usato per sferrare i fendenti fatali contro il giovane di 28enne originario di Acerra sabato scorso. Domenico è morto dopo alcune ore di agonia per le profonde ferite riportate al termine di una litigata con un addetto alla sorveglianza.
Omicidio Domenico Esposito, la dinamica dei fatti ancora avvolta nel mistero
Il 28enne Domenico Esposito sabato 29 luglio era giunto insieme al padre nel parcheggio del centro commerciale di Nola dopo che sua sorella, addetta alle vendite in un negozio di abbigliamento, gli aveva chiesto aiuto per cambiare la ruota della sua macchina, una Fiat Punto bianca, rimasta in panne nel megastore.
Per evitare di chiamare subito i familiari, la commessa aveva chiesto prima una mano al vigilante del centro commerciale, ma lui si era rifiutato perché secondo quanto sta emergendo, in auto non ci sarebbe stato il cric. Ma cosa sia successo da quel momento fino all’accoltellamento del giovane 28enne resta ancora avvolto nel mistero. Per quale motivo sarebbe avvenuta la lite tra i due ragazzi quel sabato pomeriggio? E soprattutto per quale motivo Antonio Emanuele De Luca (il vigilante 20enne) era in possesso di quel coltello che ha provocato la morte di Domenico Esposito?
Rimane la consapevolezza che Esposito è deceduto intorno alle 19, appena dopo 2 ore la futile discussione. Intervenuta l’ambulanza del 118, giunta al pronto soccorso dell’ospedale di Nola, il 28enne è morto subito dopo. Un dramma che lascia tutti sbigottiti, non si può morire per una banale discussione. Un destino atroce quello riservato al ragazzo che all’età di sette anni aveva involontariamente ucciso il fratellino di quattro anni con il fucile del nonno.
La fredda confessione dell’assassino: “Sì, l’ho ucciso, ma non so dirvi il perché”
Il vigilante reo confesso, Antonio Emanuele De Luca di Secondigliano è attualmente rinchiuso nel carcere di Poggioreale (Napoli). Difeso dall’avvocato Mario Griffo, il 20enne si é avvalso della facoltà di non rispondere rispetto all’accusa di omicidio aggravato dai futili motivi che gli è stata mossa. Non ha risposto neanche alle domande della pm Anna Musso della Procura di Nola che indaga sul caso.
Agli investigatori avrebbe solo detto, come riporta il Messaggero: “Non so perché l’ho fatto”. Martedì, forse si terrà l’interrogatorio di garanzia. Nel frattempo si analizzano i video delle telecamere di sorveglianza installate in tutta l’area del centro commerciale subito messe a disposizione della polizia di Nola dal management Renzo Piano. Alle immagini che saranno decisive per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti si aggiungono anche le testimonianze delle persone presenti, a cominciare dalla sorella della vittima che si trovava in compagnia di una collega e del papà che ha visto morire il proprio figlio.
Anche il sindaco di Nola, Carlo Buonauro ha espresso il suo rammarico per quanto accaduto dicendo, come riporta il quotidiano: “Anche sul nostro territorio c’é un tema ineludibile di ordine pubblico e sicurezza urbana. Anche la Polizia municipale, pur nell’esigiutà delle risorse umane, ma sono alla porte nuove assunzioni, con il rafforzato sistema di videosorveglianza sta recuperando il tempo perduto. Occorre però che lo Stato, primo titolare della funzione di prevenzione e repressione delle condotte illecite, rafforzi la presenza sul territorio. Potenziamento delle unità, nuovo presidio delle strutture logistiche ed efficace coordinamento delle indagini sono esigenze non più procrastinabili”.