Il pestaggio di Martina Mucci da un lato, le dichiarazioni di Emiliano Laurini dall’altro, nel mezzo tutta una serie di gravi conseguenze per la 29enne. La richiesta dell’uomo e le spiegazioni sullo sfregio.
Emiliano Laurini è il buttafuori 41enne di Scandicci indicato dagli inquirenti come il mandante del pestaggio ai danni di Martina Mucci. L’ex fidanzata dell’uomo, una cameriera di 29 anni, è stata picchiata a Prato lo scorso 21 febbraio, proprio nell’androne di casa, al rientro dal lavoro.
L’uomo si trova in carcere dopo il pestaggio sangue della ex e rischia una pena da 8 a 14 anni di reclusione per sfregio permanente, lesioni aggravate e rapina aggravata. Insieme a lui ci sono dietro le sbarre anche Kevin Mingoia e Mattia Schinninà
Il caso
Laurini avrebbe spiegato ancora una volta di non volerla sfregiare, ma la “giustificazione” non fa altro che aumentare le polemiche in questo senso. “Avevo detto di tagliarle solo cinque centimetri di capelli, non di picchiarla in quel modo“, ribadisce l’uomo.
Il 41enne si trova in carcere dallo scorso mese di aprile in quanto ritenuto il mandante del pestaggio. Mingoia (19anni) sarebbe l’esecutore materiale del pestaggio, Schinninà (16 anni) avrebbe invece partecipato alla preparazione dell’agguato. Il minorenne si trova in un centro di recupero dopo l’attività investigativa.
Lo stesso Laurini avrebbe comunque chiesto di essere ascoltato dalla pm Valentina Cosci, fornendo altri dettagli sulla versione dei fatti, così come già ribadito durante l’interrogatorio di garanzia. Vorrebbe insistere sul fatto che avesse ordinato agli esecutori di tagliare soltanto i capelli alla donna, ma non di sfregiarla. La versione non avrebbe però convinto gli inquirenti, specialmente alla luce delle intercettazioni telefoniche che mostrerebbero l’intenzione di “dare una lezione” a Martina Mucci.
I racconti di Laurini e Mingoia sarebbero differenti soltanto per la cifra corrisposta: 400 euro a testa per gli esecutori materiali e non poco più di cento euro, così come ribadito in precedenza. Non resta che attendere la chiusura delle indagini, almeno non appena arriveranno i risultati sugli accertamenti di natura tecnica sui rasoi, nonché sui danni permanenti riportati dalla vittima su viso e denti.
Altre persone coinvolte?
Intanto la Procura di Prato ha ampliato le indagini su Angela Burza, attuale compagna di Laurini, nonché su un cittadino marocchino: entrambi sarebbero stati parte integrante di alcune dichiarazioni rilasciate dalle persone arrestate. Secondo il racconto di Laurini, Burza avrebbe avuto un ruolo attivo nel processo di pianificazione del pestaggio.
La donna avrebbe infatti partecipato a valutare il luogo per l’agguato, nonché offrire parte del compenso per pagare l’azione dei due esecutori materiali dell’aggressione con una lametta. Per quanto riguarda il cittadino marocchino, invece, avrebbe fornito i contatti fra Laurini e Mingoia, alla luce del rifiuto di compiere il pestaggio in prima persona. Entrambe le posizioni sono al centro dell’attività investigativa.
“Avevo detto di tagliarle solo cinque centimetri di capelli, non di picchiarla in quel modo“, ribadisce in ogni caso Emiliano Laurini che avrebbe insistito su questo aspetto dell’intera vicenda. L’uomo accusato di essere il mandante dell’aggressione ha chiesto di parlare nuovamente con la pubblico ministero Valentina Cosci, confermando però la versione fornita durante l’interrogatorio di garanzia. Avrebbe chiesto di ragliare solo i capelli, in segno di minaccia, ma non di andare oltre.