Il caso di Matteo Messina Denaro e il suo arresto con il tentativo di vendere documenti segreti all’ex paparazzo Fabrizio Corona riguardanti le indagini che hanno portato alla cattura del boss: due persone ai domiciliari.
Avrebbero tentato di vendere documenti segreti riguardanti la cattura del boss Matteo Messina Denaro, arrestato lo scorso gennaio vicino una clinica privata, a Palermo. Un carabiniere ed un esponente politico di Mazara del Vallo sono agli arresti domiciliari.
Per l’esponente delle forze dell’ordine, Luigi Pirollo, spunta l’accusa di accesso abusivo al sistema informatico, nonché violazione del segreto d’ufficio. Il politico Giorgio Randazzo è invece accusato di ricettazione. L’indagine si è svolta grazie al lavoro del procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e l’aggiunto Paolo Guido.
Cosa sarebbe accaduto
Il carabiniere è accusato di essersi presumibilmente introdotto nel sistema informativo dell’Arma, estraendo 786 file riservati sulla cattura di Messina Denaro. Stando alle indagini li avrebbe consegnati successivamente a Randazzo. L’arresto risale ad un’operazione dei Ros, datata 16 gennaio 2023, poi però sarebbero emersi nuovi dettagli sulla vicenda.
Secondo l’accusa, Randazzo avrebbe contattato Corona, tentando di vendergli proprio i documenti top secret. Lo stesso ex paparazzo, invece, si sarebbe rivolto a Moreno Pisto, direttore del quotidiano Mow, proponendo l’acquisto del materiale. E proprio i carabinieri hanno perquisito a Milano la casa di Fabrizio Corona, indagato per ricettazione nell’inchiesta che riguarda proprio l’esponente delle forze dell’ordine e il politico (entrambi sono attualmente ai domiciliari).
L’inchiesta sarebbe partita grazie alle intercettazioni, disposte proprio a carico di Corona, con argomento centrale la cattura di Messina Denaro che ha alle spalle una lunga latitanza. Proprio sul caso dell’ex latitanti, infatti, Corona sarebbe venuto in possesso di audio fra il boss e alcune pazienti conosciute in clinica: utilizzava l’identità di Andrea Bonafede.
Proprio l’ex paparazzo fece riferimento, durante una conversazione, ad uno “scoop pazzesco” di cui era in possesso un consigliere comunale, senza però specificare altro. Nei giorni successivi, invece, lo stesso fotografo avrebbe manifestato l’intenzione di vendere materiale che l’esponente politico gli avrebbe procurato.
Cosa emerge dall’incontro sul presunto tentativo di vendita
E proprio lo scorso 25 maggio, infatti, si sarebbero incontrati Corona, Randazzo e Pisto. Proprio il cronista sarebbe riuscito in segreto a fare una copia dei file mostrati e offerti direttamente dal politico. Dopo essersi reso conto del materiale, di conseguenza, un collega gli avrebbe consigliato di parlare con la polizia, da qui tutta la ricostruzione sulla vicenda.
Le indagini hanno appurato che i documenti sarebbero stati rubati da Pirollo che avrebbe avuto accesso al server della stazione di Campobello. Sventato il tentativo di vendere i file, in seguito il chiarimento sulle parole di Fabrizio Corona relative allo scorso mese di maggio. Adesso è tempo invece di appurare e accertare eventuali responsabilità delle persone al centro delle indagini.