La mamma di Voghera, Elisa Roveda, ha strangolato il figlio di un anno portandolo alla morte. La donna soffriva di depressione post parto. Il nonno del bimbo: “Non doveva rimanere in casa da sola”
Ha strangolato con le sue mani Luca, il figlioletto di appena un anno. Elisa Roveda soffriva di depressione post parto e ai familiari era noto il suo stato depressivo tanto che la mamma di Voghera non era mai lasciata da sola in casa con il bambino.
Ieri, il marito Maurizio Baiardi è uscito per andare a lavorare ma in casa doveva arrivare la donna delle pulizie che aiutava Elisa anche con il piccolo Luca. Era attesa nell’abitazione in via Mezzana a Voghera (Pavia), anche la nonna materna, Angela Cullaciati. Ma al suo arrivo il nipotino era già morto.
La figlia Elisa era sdraiata sul letto in stato confusionale. Accanto a lei il corpicino di Luca ormai esanime. Così nonna Angela una volta constatato il decesso del bimbo ha chiamato un’ambulanza e i carabinieri. Elisa Roveda aveva paura persino di guidare e per questo c’era sempre qualcuno con lei. Non doveva rimanere sola.
Infanticidio di Voghera, chi è Elisa Roveda: la mamma che ha strangolato il figlio
Il nonno del piccolo Luca, Marco Roveda, dopo l’infanticidio accaduto a Voghera da la colpa anche al genero dicendo: “Gli avevo detto di non lasciarla sola (Elisa ndr). Ha sbagliato”. La donna è stata arrestata. Mentre la salma del bimbo di un anno è stata trasferita all’Istituto di Medicina Legale dell’ospedale di Pavia per l’autopsia.
Quando ieri, 14 luglio, Elisa ha strangolato il figlioletto Luca ha chiamato i carabinieri a cui ha detto una sola frase agghiacciante: “Ho ucciso mio figlio”. Il bambino avrebbe compiuto il suo primo anno il prossimo 30 luglio ma Luca è morto per mano della mamma che soffriva di una grave forma di depressione post partum.
Marco Roveda, nonno del piccolo Luca e padre di Elisa, ha spiegato a La Stampa che alla figlia le era stata diagnosticata la depressione e per questo assumeva farmaci ogni giorno attraverso un’iniezione. “Solo un mese e mezzo fa aveva fatto la prima visita dai dottori. Dopo il parto, pochi mesi dopo ha avuto un esaurimento. Non andava lasciata sola”. Per questo nonno Marco non si fidava a lasciarla sola con il bambino e aggiunge: “Aveva un esaurimento post parto. Ma Luca non lo doveva toccare. Magari a volte non dormiva, non guidava più, magari le dava fastidio il bambino. Aveva anche problemi a lavoro. Ma non si sfogava col bambino. Aveva paura a stare in casa, a volte dormiva dalla mia ex moglie pur di non restare sola”.
I segni allarmanti della depressione post parto
Il nonno del piccolo Luca è un fiume in piena e parla della figlia Elisa e della relazione con il marito Maurizio: “Tra i due andava bene, non si stavano separando. Convivevano da anni, erano sposati dal 2017. Avevano tanto voluto Luca, ma io glielo avevo detto. Non si fanno figli a 44 anni. I bambini bisogna averli da giovani”.
“Mia figlia aveva bisogno di aiuto, abbiamo cercato di intervenire. Io ho sempre detto a Maurizio di chiamarmi qualsiasi cosa avessero bisogno. È andato a lavoro lasciandola sola. In passato non ha mai sofferto di depressione. Mia figlia è sempre stata normale, non aveva problemi. Non la vedevo da 15 giorni ma non c’erano segnali che potesse accadere questo”.
Sulla depressione post parto il prof. ordinario di psichiatria all’università Tor Vergata di Roma, Alberto Siracusano, ha spiegato al Messaggero che in una depressione post partum “i veri fattori di rischio si possono valutare anche al momento del concepimento”. I segnali d’allarme esistono e, come riporta anche Open, il professore racconta ancora: “Se ci accorgiamo che la donna ha meno interesse per il bambino, per i bisogni del piccolo e per i propri, potrebbe essere una forma di depressione. Un altro fattore di rischio è il senso di solitudine dopo aver partorito così come il rifiuto di interagire con il bambino. La mamma non va mai lasciata sola”.