Temperature infuocate e un clima da record quello registrato nella prima settimana di luglio. Secondo l’OMM la situazione è preoccupante per l’ecosistema mondiale. Ecco cosa succederà a breve
Il clima afoso e la siccità registrata nel mondo continua a preoccupare i meteorologi. In modo particolare la prima settimana di luglio che, secondo i dati dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale dell’Onu (OMM), è stata la più calda mai registrata. Proprio lunedì 5 luglio si è avuto un nuovo Guinness mondiale con il giorno più caldo mai registrato nella storia delle rilevazioni meteorologiche, ovvero dal 1750.
Dopo le temperature elevate di giugno, la colonnina della temperatura continua ad aumentare senza sosta. Secondo l’OMM i picchi di caldo che si stanno registrando nelle prime giornate di questo mese stanno avendo “impatti potenzialmente devastanti sugli ecosistemi e sull’ambiente”.
Il responsabile del Programma mondiale di ricerca sul clima, Michael Sparrow, ha dichiarato che il fenomeno meteorologico El Niño, è attualmente nelle prime fasi di sviluppo ma presto aumenterà le temperature sia sulla terraferma che negli oceani. L’innalzamento delle temperature potrebbe portare a nuove ondate di calore estreme.
I primi dati rivelati ieri, 10 luglio 2023, dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), fotografano una situazione alquanto preoccupante per il nostro pianeta Terra che ha appena registrato la settimana più calda in assoluto. Questo di luglio è un nuovo record che segue quello avuto a giugno, con temperature dei mari e degli oceani sempre più calde e lo scioglimento dei ghiacciai in Antartide ai minimi storici.
Sono ad oggi ancora provvisori ma già allarmanti i dati rilevati dall’Agenzia meteorologica giapponese che indicano la temperatura media globale dello scorso 7 luglio di 17,24 gradi Celsius. Ovvero 0,3 C° in più rispetto al 16 agosto del 2016 quando si registrò il primo record assoluto (16,94°C).
Il sistema di osservazione satellitare europeo, Copernicus, ha confermato solo qualche giorno fa che il mese scorso è stato quello più caldo con temperature di circa 0,5°C in più rispetto alla media del periodo 1991-2020. Secondo la comunità scientifica, le temperature record sia sulla terraferma che negli oceani sottolineano gli effetti tragici dei cambiamenti climatici causati dalle emissioni di gas serra dovuti alle attività dell’uomo. Uno dei sintomi di maggior evidenza di questa ecatombe è la riduzione anomala del ghiaccio marino in Antartide.
Michael Sparrow, a capo della divisione di ricerca sul clima dell’OMM e responsabile del Programma mondiale di ricerca sul clima, durante un incontro con la stampa a Ginevra ha definito il fenomeno del caldo record nel mondo “molto preoccupante”. Quello che preoccupa maggiormente è il livello bassissimo rilevato dalle osservazioni satellitari sul ghiaccio marino antartico: 17% in meno rispetto alla media.
La riduzione dei ghiacciai ha coinciso con le temperature della superficie del mare molto elevate. Come riporta RaiNews24, il meteorologo Sparrow ha dichiarato: “È davvero senza precedenti questo tipo di riduzione. Di solito si pensa che la regione antartica sia relativamente stabile. È molto più fredda dell’Artico. Siamo abituati a vedere queste grandi riduzioni del ghiaccio marino nell’Artico, ma non in Antartide. È una diminuzione notevole”.
Poi continua affermando: “Dobbiamo ricordare che gli oceani assorbono più del 90 per cento del calore in eccesso che l’uomo immette nell’atmosfera a causa dei gas serra. Ma se gli oceani si riscaldano notevolmente, questo ha un effetto a catena sull’atmosfera, sul ghiaccio marino e sui ghiacci di tutto il mondo. La comunità scientifica è molto preoccupata e sta cercando di capire questi incredibili cambiamenti a cui stiamo assistendo”.
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