Pensioni, la situazione è critica: su quota 41 c’è uno stallo dovuto alle priorità di Governo. Riforma in stand-by.
Abbassare l’età pensionabile rispetto alle normative vigenti. Questo il quadro di Governo che, però, deve fare i conti con le nuove priorità espresse anche nel DEF rispetto al taglio del cuneo fiscale e altre necessità che devono trovare la quadra nel minor tempo possibile. Pertanto della riforma pensioni se ne ridiscuterà – al più tardi – a novembre.
Da settembre in poi si cercherà di trovare il bandolo della matassa: sistemare e cercare di bypassare la Legge Fornero, soprattutto rispetto alla situazione delle donne. Attualmente l’uscita anticipata dal lavoro con 41 anni di contributi resta l’obiettivo primario del Governo Meloni che non può e non vuole giocare di rimessa.
Tempi certi rispetto a questo, però, non ce ne sono perchè l’Esecutivo ha già dovuto rimangiarsi quanto promesso in campagna elettorale sulle pensioni a causa di altre pressioni dalla Comunità Europea. Le tappe rispetto all’adeguamento fiscale per poter ricevere la tranche del PNRR sono stringenti.
Tornando alle pensioni, al momento non possono esserci le coperture finanziarie. Quota 103 a partire dal prossimo dicembre vedrà la fine e Giorgia Meloni con gli alleati deve presentare una soluzione idonea che non vada a scontrarsi con i diktat delle parti sociali: i sindacati, con cui Meloni ha detto che avrebbe collaborato, vogliono certezze soprattutto per le donne che si vedono – di volta in volta – cambiare lo scalone dell’età pensionabile sulla base di stilemi passati.
Situazione che non piace a nessuno, neppure alla maggioranza, che su questo vuole evitare lo stallo sapendo quanto sia delicato l’argomento. Il tema lavoro presenta ancora parecchi nervi scoperti non solo rispetto alle pensioni. L’impossibilità di una riforma strutturale porta sempre più a una riconferma nell’immediato di una linea a stampo Draghiano che prevede una rielaborazione della quota 103 in maniera differente per uscire dal lavoro a 62 anni e 41 di contributi con un taglio previsto anche per le donne.
Tra il dire e il fare ci sono i rapporti di forza: le opposizioni promettono battaglia, ma il contendere vero e proprio potrebbe essere interno. La Lega è pronta ad appoggiare l’eventuale piano di Meloni, non si può dire lo stesso – sul tema – per Forza Italia che prende tempo. Variabile che non è a disposizione, ma dopo la morte di Berlusconi l’attesa (non reiterata) sembra essere l’unica soluzione possibile per i forzisti che pensano (in primis) a ricompattarsi sulle orme del compianto leader.
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