Svolta nelle indagini dopo l’incidente di Casal Palocco in cui è morto il piccolo Manuel Proietti.
Il suv Lamborghini Urus, guidato da Matteo Di Pietro, ha causato l’impatto mortale con la Smart forFour guidata da Elena Uccello: in macchina erano presenti anche i suoi due figli piccoli Manuel e Aurora. Per il bambino non c’è stato nulla da fare.
A distanza di giorni dall’incidente mortale, causato dal mezzo noleggiato da alcuni membri dei TheBorderline, emergono i risultati dei primi rilievi. A ribadirlo è una ordinanza del giudice per le indagini preliminari.
Matteo Di Pietro viaggiava al momento dell’incidente ad oltre 124 chilometri orari. Lo ha spiegato l’ordinanza del gip che ha disposto gli arresti domiciliari per il 20enne, fondatore del canale YouTube con oltre 600mila iscritti.
La vettura sarebbe quindi andata ad una velocità di gran lunga superiore rispetto al limite consentito su quella strada. Gli accertamenti hanno ribadito come il mezzo abbia raggiunto i 124 km/h in 14 secondi, poi il terribile impatto e la morte del piccolo Manuel che si trovava a bordo dell’altro mezzo.
Il 20enne è attualmente indagato per omicidio stradale aggravato e anche lesioni. I dati emergerebbero dal gps dell’auto sportiva che ha parlato via dei Pescatori, diretta verso via Macchia Saponara, ad una velocità di 145 km/h, per poi fermarsi. Subito dopo, invece, avrebbe ripreso la velocità di marcia, raggiungendo 124 chilometri orari prima del fatale impatto con la Smart.
Da tutto questo, come si evince dal gip, si vede che “la decelerazione improvvisa e rapidissima è stata conseguenza dell’avvistamento dell’auto in prossimità del punto in cui si è verificato l’incidente“, ribadisce la gip Angela Gerardi.
La gip ha parlato del suv a velocità sostenuta e superiore rispetto al limite massimo imposto nei centri urbani, “peraltro in pieno giorno e nonostante la presenza di attraversamenti pedonali“, si legge. A tal riguardo ci sarebbe anche la testimonianza del conducente di autobus che ha parlato della Smart che “aveva azionato la freccia“, poi l’impatto devastante.
Una manovra senza alcuna esitazione – quella fatta dalla Smart svoltata in via Archelao di Mileto – dato che avrebbe indotto a ritenere “che la conducente della Smart non avesse visto o non si fosse accorta dell’arrivo della Lamborghini, che a sua volta non aveva tentato di frenare. Dopo l’urto, la Smart era stata trascinata per alcuni metri quindi era stata sganciata dalla Lamborghini, fermando la propria corsa a ridosso del marciapiede di destra“, ribadisce la nota della gip.
Un altro problema sarebbe però emerso dal mancato rinvenimento di due telecamere, utilizzate per riprendere l’incidente, sicuramente in funzione al momento dello schianto, da qui il pericolo di inquinamento delle prove.
Sta di fatto che proprio Di Pietro sarebbe stato trovato in prima battuta positivo ai cannabinoidi, ma il pm non avrebbe contestato alcuna aggravante sulla vicenda. Potrebbe infatti trattarsi, secondo quanto ribadito dagli inquirenti, una traccia di droga risalente a diversi giorni prima dell’accaduto.
In questo caso, però, l’ordinanza avrebbe parlato di un nuovo “tratto trasgressivo dell’indole dell’indagato, che conferma il quadro sopra delineato. Si rende dunque indispensabile l’adozione di una misura cautelare che sia adeguata a fronteggiare tale pericolo di reiterazione“, conclude l’ordinanza.
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