Monza, partita di calcio diventa un’aggressione collettiva: è successo tutto in pochi minuti. Coinvolto anche un allenatore. I fatti.
Il calcio dilettantistico ancora nel mirino: i riflettori, stavolta, sono puntati sull’oratorio Sant’Ambrogio dove si stava giocando una partita fra Under 9. Il campo, per qualche tempo, non ha più svolto la sua funzione. È diventato un ring: la tensione sale a causa di un fallo non fischiato dall’arbitro.
I genitori cominciano ad azzuffarsi: prima insulti, poi schiaffi, pugni e spintoni. Il Direttore di Gara ha cercato di placare gli animi, ma non è bastato. Allora è arrivato un allenatore, che suo malgrado ha dovuto indossare i panni di supereroe. Invece di placare la rissa, ha aumentato l’astio.
I genitori se la sono presa anche con lui: nasce un parapiglia. L’uomo viene aggredito: non è l’unico, ma quello che ci ha rimesso di più. L’aggressione non ha dato vita soltanto a qualche livido: l’uomo ha perso un rene. I pugni inferti ai fianchi e nella zona lombare hanno fatto l’effetto sperato dagli aggressori.
Male, troppo male. Il dolore si è trasformato in urgenza: l’allenatore, nella notte, è stato portato all’ospedale più vicino di Seregno. Il 44enne – su cui vige il massimo riserbo – è stato operato con la massima celerità: non è in pericolo di vita, ma resta (a scopo precauzionale) in terapia intensiva.
Seregno rimane attonita e parzialmente sconvolta. Si poteva evitare. Si doveva evitare. La retorica cessa di esistere nel momento in cui a farne le spese sono gli addetti ai lavori: altri episodi nel resto d’Italia, contro gli arbitri in prevalenza, ma anche calciatori e allenatori. Il calcio non è soltanto quello degli idoli: coloro che giocano ad alti livelli, c’è tutto un mondo prima che spesso rimane inesplorato la cui condotta latita.
Serve più presenza e maggiore rispetto. A nulla sono serviti, invece, gli annunci e gli appelli per placare gli animi dei genitori sulle tribune. Qualcosa su cui riflettere: l’agonismo è necessario, la violenza no. In nessun caso. Lo ribadiranno le autorità una volta di più, ma episodi come quello di Seregno indicano – in maniera sempre più netta – che bisogna andare oltre le parole. Nel caso specifico l’avvio delle indagini da parte della Polizia Locale di Seregno.
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