Nelle indagini per la scomparsa di Kataleya dall’hotel Astor si spostano ora da Firenze alla Romania. Spunta una nuova pista da seguire. La confessione di Manuel, l’uomo volato dal terzo piano dell’albergo: “Volevano ammazzarmi”
La nuova pista che porta in Romania è seguita da poco dagli inquirenti. Mia Kataleya Alvarez Chiclio, la bambina scomparsa a Firenze da ormai dieci giorni potrebbe aver oltrepassato il confine indisturbata insieme ai suoi rapitori.
Questa nuova pista prende sempre più forma dopo che gli investigatori hanno setacciato in lungo e in largo l’ex hotel Astor in via Maragliano non trovando nessuna traccia della bambina al suo interno.
L’assenza di controlli doganali nello spazio Schengen avrebbe favorito il passaggio dei rapitori con la bambina. Per questo motivo, ora il profilo della piccola Kata è stato inserito nei database dell’Interpol.
Mentre si segue la nuova pista, accanto al sequestro di persona a scopo di estorsione gli investigatori ipotizzano anche altri possibili movimenti, compresa la pista della pedofilia. Oggi, come riporta Il Messaggero, a soli 300 metri dall’ingresso dell’ex albergo fiorentino c’è un punto di snodo proprio per la Romania.
La proprietaria di una gastronomia accanto l’hotel Astor avrebbe riferito al quotidiano: “Ogni sabato arrivano furgoni diretti in Romania proprio in quel posto. I tanti romeni che abitano in zona, compresi gli abusivi che abitavano all’Astor, caricano la merce che vogliono inviare ai familiari. La bambina è sparita proprio di sabato. E la mamma, dalle 15.30 che è tornata, ha aspettato la sera per chiamare i carabinieri. Ci sarebbe stato tutto il tempo per i sequestratori di caricarla su un furgone e portarla via”.
Dunque, il punto per gli inquirenti è sempre quello: se la bambina non è nell’hotel allora dov’è? E chi l’ha presa? La Nazione oggi riporta anche un’ulteriore ipotesi che potrebbe essere di rilevanza cruciale e che riguarda gli occupanti della struttura occupata. Non è detto che il ricercato sia un esterno.
Mentre le ricerche proseguono incessanti, Manuel M.P., l’uomo volato dal terzo piano dell’albergo Astor durante l’occupazione, racconta la sua personale vicenda su quanto accadutogli a la Repubblica.
“Mi volevano ammazzare. Ero nella stanza al terzo piano con la mia fidanzata e sono arrivati per sfondare la porta. Erano più o meno 15 persone, avevano mazze da baseball, bastoni, spranghe di ferro. Io e la mia fidanzata ci siamo messi contro la porta, cercando di non farla crollare. Erano i Peruviani che stavano al primo piano dell’hotel, quelli sotto i romeni. Non c’erano ecuadoregni, l’unico sono io”.
“Ho descritto ai carabinieri chi mi ha colpito. La frattura al braccio me l’ha fatta con una mazza. Mi ha colpito anche in testa ma non so perché mi hanno colpito. Al primo piano comandava un peruviano. Nel secondo un romeno e una romena. Al terzo nessuno”. Quando poi il giornalista gli domanda della scomparsa di Kata lui risponde di non sapere niente. Ma parla delle tensioni nell’ex hotel occupato, di persone violente e di minacce. Ma c’è qualcosa in lui che viene celato. Non dice tutto, o almeno questa è l’impressione che da. Forse sulla sparizione di Kataleya davvero non sa nulla, o forse sì? Anche in questo caso, la verità verrà fuori con il tempo, seppur di tempo non c’è n’è molto ormai.
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