Una vera doccia gelata quella arrivata ad una famiglia Lgbtq di Padova quando la procura notifica alle due mamme la rettifica dell’atto di nascita della loro figlia di 6 anni. La reazione scioccante: “La piccola non avrà più un fratello, questa è cattiveria!
La prima famiglia arcobaleno padovana composta da due mamme ad aver ricevuto la notifica con cui la pm Valeria Sanzari chiede al tribunale padovano la rettifica dell’atto di nascita della loro figlia di appena 6 anni è uno scandalo.
Le due donne si sono sposate all’estero e hanno affrontato insieme la procreazione medicalmente assistita, che ha permesso di mettere al mondo a una di loro una figlia e alla moglie di avere un maschietto pochi mesi dopo. Ora, a distanza di sei anni, arriva la notizia che mai si sarebbero aspettate di ricevere: la rettifica dell’atto di nascita della loro primogenita.
Un caso questo della famiglia Lgbtq che divide l’Italia intera con la destra parla di rispetto della legge, il centrosinistra, al contrario, di deriva autoritaria. Ma in mezzo ci sono 4 persone, due mamme e due bambini e i diritti sociali calpestati nel giro di poco. Questa storia non è la sola balzata agli onori della cronaca in questi ultime settimane. Sono bensì 33 le notifiche ricevute da altrettanti nuclei familiari in Italia. Cosa sta succedendo.
Alle due mamme è cascato il mondo addosso quando si sono sentite suonare al campanello di casa e dall’altra parte qualcuno ha consegnato loro una notifica che gli ha cambiato la vita per sempre. La notifica in questione, spedita dal tribunale di Padova rettificava l‘atto di nascita di uno dei due figli che la coppia Lgbtq ha avuto nel 2017.
Proprio ora che le due donne sono diventate una famiglia, ecco arrivare la doccia gelata. La madre biologica della bimba di 6 anni, protagonista della rettifica, ha dichiarato al Corriere della Sera: “Da settimane noi, come molte altre famiglie, trattenevamo il fiato ogni volta che il campanello suonava. Ieri (19 giugno) è successo e a distanza di molte ore non riesco ancora a mangiare. Gioco con i miei figli, sono tante le cose che vorrei dire, ma al momento tutto ciò che riesco a fare è abbracciarli forte”.
Poi la donna continua: “Non ho ancora idea di come spiegheremo loro tutto ciò: hanno 6 anni, capiscono molte cose, ma questo? Quando si è saputo che avremmo ricevuto l’atto giudiziario siamo state contattate da famiglie e insegnanti della scuola dei nostri figli: con le altre mamme abbiamo condiviso molti momenti in questi ultimi anni, in particolare le difficoltà della pandemia. I nostri figli giocano insieme, sono cresciuti insieme, queste famiglie hanno sfilato insieme a noi al Pride, chiedendoci: ma perché è necessario manifestare, cosa c’è di diverso tra noi?”.
Dopo la notifica ricevuta, le due donne, mamme di due bambini di 6 anni, hanno dovuto spiegare a colloquio con la maestra per il passaggio dei figli alla scuola primaria che i rispettivi fratelli non avranno più lo stesso cognome. Avranno documenti di identità diversi e che le due mamme e i nonni dovranno munirsi di deleghe.
Tutto questo è stato voluto dal nuovo governo che ha deciso di “cancellare” le famiglie arcobaleno, nascondendosi dietro il motto: “tuteliamo i figli”. La donna racconta ancora, come riporta il quotidiano: “Ma che forma di tutela è mai questa? Quanta cattiveria nei confronti di bambini, quanta velocità nel portarci in tribunale, non succede nemmeno con i criminali, non vengono tolte loro l’identità e la famiglia”.
Anche se la Procura di Padova conferma alla famiglia che non ci saranno ripercussioni sulla vita sociale della bambina, la madre evidenzia l’esatto opposto affermando che le “Ripercussioni ci saranno sulla sua identità. È un trauma in una fase delicata dello sviluppo, formalmente non avrà più un fratello né una mamma. Mi chiedo come possa il Tribunale di uno Stato che professa la tutela dei minori come priorità decidere il cambio del cognome per una bambina di 6 anni. Io e le famiglie della scuola di nostra figlia, e la scuola stessa, esprimiamo massimo sdegno” .
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