Roberto Mancini si gode la vittoria sull’Olanda. Il terzo posto in Nations League è quantomeno un buon punto di ripartenza.
Non tutto è perduto, l’Italia s’è desta. Ancora una volta. E senza forse. Quando c’è bisogno di ritrovarsi, gli Azzurri sanno come fare. La parabola storica azzurra è stata fatta – nel passato recente – da più bassi che alti. Una tendenza da invertire, questo è chiaro a Mancini e anche a tutti coloro che hanno a cuore la Nazionale.
Tanto c’è da fare in vista dell’Europeo. Le certezze Frattesi, Dimarco e Chiesa fanno respirare la manovra, ma non solo le sole. La sicurezza migliore è che il Commissario Tecnico ha ripreso a guardarsi intorno: nessuno ha il posto assicurato. Ora si cambia e bene, oltretutto Roberto Mancini avvisa che è necessario giocare più spesso assieme.
Olanda-Italia, una vittoria per ripartire: gli Azzurri ci credono
Dunque sarà previsto un numero maggiore di stage a Coverciano. Anche nell’ottica degli Under 20 che devono ritrovare una dimensione: dopo il Mondiale sfiorato, i giovani azzurri hanno bisogno di mordente. Può darglielo il tecnico disposto a farli giocare. Non c’è solo il giovane veterano Gnonto o i più anziani Raspadori e Retegui. Persino chi ha giocato di più vuole accumulare esperienza in azzurro.
Questo significa che chiunque è pronto a sudare la maglia, com’è accaduto nelle notti magiche di qualche anno fa. Non sono vicine, ma neppure così lontane. Il rinascimento azzurro riparte da un pomeriggio “Orange” dove ha prevalso la sostanza alla tranquillità: l’Italia ha saputo soffrire, ma anche comprendere che non è ancora finita.
La speranza di Mancini
Insieme si può ricominciare. L’Europeo 2024 è a portata di mano e gli Azzurri arrivano da Campioni in carica. Status che devono far valere. Al momento Mancini è tranquillo: “Sarà un’evoluzione graduale, il processo di cambiamento è già in atto. Abbiamo giocato la finale con i giovani. Ci sono diverse soluzioni interessanti da valutare”.
Non tutto è perduto, anzi si comincia oggi. Un nuovo percorso da vivere altrettanto fortemente per costruire e ricostruire dalle macerie: un Mondiale visto da spettatori che ancora brucia. Non resta, dunque, che tornare protagonisti altrove. Magari in quel di Berlino (che sul piano della nostalgia ha tanto da dire e da dare) e Mancini – in un pomeriggio di inizio estate – ha capito che ha i mezzi per farlo.