La riforma sulla giustizia arriva in Consiglio dei ministri e ora le polemiche sul ministro Carlo Nordio non mancano di certo: qual è la novità e cosa cambia sul fronte delle intercettazioni.
La riforma della giustizia, intrapresa in prima linea dal ministro Carlo Nordio, mostra più di qualche novità e questo non fa altro che dividere. Stop alla pubblicazione degli stralci sulle intercettazioni non utilizzate durante il dibattimento, eliminato il reato di abuso d’ufficio e divieto di inappellabilità dei pubblici ministeri per le sentenze di assoluzione.
Si tratta di alcune delle novità introdotte dal ministro della Giustizia che ha parlato della nuova riforma. Il Guardasigilli cita anche un evento recente che ha coinvolto buona parte dell’Italia.
“La coincidenza con la dolorosa scomparsa di Silvio Berlusconi da un lato può costituire un tributo per la sua battaglia, ma dall’altro ha il rammarico di impedirgli di assistere al primo passo per una riforma radicale di una giustizia garantista che lui auspicava“, ribadisce.
Botta e risposta
Se da un lato la politica di Azione e Italia Viva si mostra favorevole, accompagnata anche dalla maggioranza di centrodestra, dall’altro i giornalisti e l’Associazione nazionale magistrati mostrano più di qualche perplessità.
La stampa parla di “bavaglio“, Anm mostra invece “fortissimi dubbi di incostituzionalità“, ribadendo ferma contrarietà all’abolizione del reato di abuso d’ufficio. Sta di fatto che la riforma sarà oggetto di discussione durante il Consiglio dei ministri di giovedì 15 giugno 2023 (ore 18).
Lo stesso Nordio ha risposto alle critiche rivolte dai magistrati e messo in luce altri dettagli su quanto accaduto. Il mix fra politica e giustizia è per alcuni versi di natura conflittuale, specialmente da quando c’è stata “l’operazione Mani pulite, alla quale ho partecipato anche io. Quando le indagini hanno per oggetto personaggi politici, questo conflitto emerge. Quello però che è patologico, in Italia, è che molto spesso la politica ha ceduto alle pressioni della magistratura sulla formazione delle leggi. Questo non è ammissibile“, spiega Nordio.
Secondo Nordio, infatti, da un lato il magistrato non dovrebbe criticare le leggi, dall’altro il politico non potrebbe invece criticare le sentenze. “È un principio elementare della divisione dei poteri, questa è la democrazia e non sono ammesse interferenze“, ribadisce il ministro durante una intervista ai microfoni di Sky.
Fatto sta che la limitazione sull’utilizzo delle intercettazioni diventerà argomento importante del nuovo codice di procedura penale. L’obiettivo di Nordio è quello di “tutelare la dignità e l’onore delle persone che vengono coinvolte senza saperlo e senza essere interessate nelle intercettazioni telefoniche“, conclude il guardasigilli.
Cosa cambia, ecco alcuni esempi
Con la nuova norma, di conseguenza, potranno essere resi noti soltanto atti e intercettazioni valutate dai giudici. Senza il loro benestare, per fare qualche esempio, non sarebbe invece possibile visionare le foto delle violenze avvenute in Questura a Verona, avere accesso alle conversazioni degli europarlamentari indagati per il caso Qatargate e molto altro.
Non si potranno avere a disposizione dettagli sui provvedimenti di fermo per personaggi appartenenti alla mafia, nonché foto di un aggressore che ha colpito una turista israeliana a Roma Termini, elemento fra l’altro decisivo per riconoscerlo e arrestarlo dopo le opportune indagini.
Con questa riforma, infatti, il rischio è quello di non far conoscere elementi che potrebbero essere estremamente utili. Ancora da chiarire se si potranno pubblicare atti dell’ordinanza di custodia cautelare. La nuova norma prevedrebbe la pubblicazione dei soli atti, nel caso specifico le intercettazioni, soltanto però quelli vagliati da un giudice.
Pubblicare gli atti del giudice e non gli stralci è spesso sinonimo di garanzia per gli indagati, da qui la scelta di pubblicare la versione integrale, non scegliendo soltanto alcune parti che potrebbero essere non idonee ad una raffigurazione completa dei singoli casi.