La FIFA pronta a dotarsi dell’Intelligenza Artificiale: il motivo sono gli insulti social legati all’odio online. L’iniziativa Federale.
FIFA, niente più odio online. La Federazione è chiara: il calcio mondiale va cambiato. Anni a combattere il razzismo e le discriminazioni sugli spalti, senza rendersi conto che la strada verso l’intolleranza comincia sul Web. Questo spazio – apparentemente libero – agevola insulti e rancori di ogni genere che spesso colpiscono i calciatori e gli addetti ai lavori.
Un freno in tal senso è stato messo in Qatar: quel Mondiale verrà ricordato per altri tipi di abusi, ma la FIFA ha promesso un primo passo contro le discriminazioni sul Web. Per farlo c’è bisogno dell’aiuto dell’Intelligenza Artificiale: un software che previene e argina le discriminazioni online.
FIFA chiede aiuto all’AI: il ruolo dell’Intelligenza Artificiale
Le prove sono state fatte durante le partite più controverse del Mondiale: oltre 20mila i commenti arginati e altrettante le parole chiave segnalate come inappropriate. Dall’altra parte della barricata, c’è chi grida immediatamente alla censura: la FIFA ricorda che l’Intelligenza Artificiale non fa altro che scandagliare e filtrare quello che già trova. Nessuno impedisce qualcosa, semmai – questo il proposito delle Federazioni – arrestare il vulnus del rancore prima che sia troppo tardi.
Il confine tra libertà e buon senso, dunque, è davvero labile. Sta di fatto che l’ausilio di certe tecnologie, in favore di calciatori e calciatrici, non andrà in vacanza. L’Intelligenza Artificiale sulle piattaforme social ufficiali verrà utilizzata dalla FIFA anche durante i prossimi Mondiali di Calcio Femminile in programma dal 20 luglio al 20 agosto.
La manifestazione è al centro di nuove polemiche e presunti scandali: in tema di abusi, la FIFA cerca di mettere un freno. La strada verso la tolleranza è ancora lunga, così come è impegnativo il sentiero che porta all’accettazione dell’Intelligenza Artificiale: le perplessità dei dipendenti di Google e non solo restano una macchia nelle certezze, ma se i dubbi sono il sale del dibattito è anche vero che la prevenzione è l’unica arma per evitare la ghettizzazione. C’è ancora qualcosa da rivedere, ma il passo in avanti da parte della FIFA è concreto. Occorre capire se basti e, in caso contrario, cosa aggiungere.