L’hostess italiana Ilaria De Rosa è stata condannata in Arabia Saudita con l’accusa di possesso di sostanze stupefacenti. La decisione e la pena da scontare.
Ilaria De Rosa è una hostess di 23 anni, originaria del Veneto, arrestato lo scorso mese di maggio con l’accusa di possesso di sostanze stupefacenti. La donna lavorava nella compagnia aerea lituana Avion Express.
La giovane ha continuato a negare qualsiasi tipo di accuse, intanto dovrà però scontare la pena di sei mesi di reclusione: il carcere si trova a 60 chilometri da Gedda. Subito dopo, invece, sarà espulsa dal Paese. Dopo aver conosciuto le motivazioni ufficiali si potrà fare ricorso entro i successivi 30 giorni.
La giovane Ilaria De Rosa era stata arrestata in seguito all’arrivo presso l’aeroporto di Gedda con un volo della compagnia Avion Express. La dipendente, sempre secondo la polizia, sarebbe stata trovata in possesso di uno spinello nel reggiseno durante un controllo di polizia.
La giovane nega ogni accuse e addebito, ma l’Arabia Saudita sostiene che sulla questione droga ci sia “tolleranza zero” e che la giovane sia stata trova in possesso della droga. Continua intanto il lavoro della Farnesina con l’ambasciata italiana a Riad e il consolato a Gedda.
Dopo cinque giorni dal suo arresto, nel corso di un interrogatorio in lingua inglese, la ragazza si è dichiarata innocente e avrebbe respinto tutte le accuse a suo carico.
Ilaria De Rosa era stata arrestata lo scorso 4 maggio in seguito ad un controllo della polizia locale: nel reggiseno le avrebbero trovato uno spinello, poi la decisione di arrestarla e condurla in carcere.
I genitori della ragazza hanno intanto escluso che la giovane potesse essere in possesso di droga. Ribadiscono infatti che non ne faceva uso, oltre ad essere consapevole delle inevitabili conseguenze in Arabia Saudita, luogo in cui viveva da circa tre mesi.
Proprio in Arabia Saudita non ci sarebbe alcuna differenza fra chi spaccia droga e chi la detiene, da qui la decisione delle sentenze emesse in base all’interpretazione della legge (la cosiddetta sharia ndr).
Alcune fonti diplomatiche, citate da Repubblica, hanno ribadito le prossime mosse per salvaguardare i diritti della cittadina italiana attualmente detenuta nel carcere di Gedda.
“L’ambasciata italiana a Riad e il Consolato generale a Gedda, in stretto raccordo con la Farnesina, stanno prestando tutta l’assistenza possibile alla connazionale. Subito dopo la sentenza, abbiamo richiesto un’altra visita consolare per permettere alla sorella della connazionale di visitarla“, si legge.
Toccherà adesso ai legali della giovane decidere se procedere o meno con la presentazione del ricorso, in seguito alla sentenza pronunciata dopo circa due ore di camera di consiglio. Gli altri imputati, coinvolti nella vicenda, sono stati condannati a un anno e sei mesi.
Da quando è stata arrestata, si parla quindi di 40 giorni circa, si sarebbero tenute già due visite consolari in prigione, ora invece ci sarebbe la richiesta di una terza, specialmente dopo il pronunciamento della sentenza. Un caso che la diplomazia italiana sta cercando di gestire, consapevoli però della delicata situazione in un Paese come l’Arabia Saudita.
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