Berlusconi ha segnato un’epoca anche nel mondo del calcio: è stato il Presidente più longevo del Milan, come ha cambiato un business.
Silvio Berlusconi e il Milan, un amore nato il 20 febbraio del 1986: l’inizio di tutto, le pale dell’elicottero all’Arena Civica, per sottolineare che iniziava un’epoca. Quella che avrebbe portato i rossoneri a girare per l’Italia e l’Europa. Se Berlusconi, in politica, risulta essere divisivo, nel calcio viene ricordato come un vincente.
Lo dicono i numeri, quelli non mentono mai: 31 anni a Casa Milan, 20 da Presidente (il più longevo nella storia del club) e 11 in Vicepresidenza Vicaria di Adriano Galliani. 29 i trofei vinti. Quasi nessuno come lui, un successo iniziato nell’88 e mai finito davvero. Berlusconi prima del successo sul campo, nel calcio ha portato un modo di fare che vuole il Presidente di una squadra al pari del creativo di un’agenzia: l’uomo che animava il calciomercato con le sue indiscrezioni prima ancora dell’annuncio di un colpo.
Berlusconi, il Milan, i trofei e il business: come ha rivoluzionato il calcio
La volontà di avere allenatori d’avanguardia (come Arrigo Sacchi che oggi piange il primo Presidente che ha creduto di poter costruire un impero con l’aiuto dei suoi consigli tattici). Una corazzata il Milan degli olandesi: Gullit e Van Basten, ma soprattutto il calcio del futuro. Quello che a partire dagli anni ’90 avrebbe cominciato a rivalutare i calciatori come icone dello showbusiness: non solo sportivi, ma anche intrattenitori e soprattutto facce da spendere. In televisione e nei tg.
Ai giornalisti sportivi di Mediaset li chiamava per telefono, Berlusconi, dicendo loro di mettere la cravatta – la stessa che Galliani ha sempre portato anche allo stadio – perchè c’era qualcosa di importante nell’aria. Note, infatti, erano le cene con gli sponsor e gli esercenti seguite dalle telecamere: veri e propri banchetti tra show e cordialità per rinnovare un rapporto professionale che sarebbe andato ben oltre il campo.
Un Presidente che agisce come un creator: nell’epoca senza social network questo sa di rivoluzione, al punto che le basi di una certa filosofia sono rimaste ancora oggi. Oltre i trofei, l’eredità più grande di Berlusconi resta la disintermediazione nel calcio. La capacità di essere vincente restando informale e scaltro, anche per questo viene definito – nel giorno della sua dipartita – l’amico geniale (testuali parole di Sacchi) perché del genio c’è davvero. Il cordoglio della società rossonera lo conferma: “In loving memory”, perchè dell’amore i tifosi del Milan glielo riconosceranno sempre. Al di là di un “grazie” che ferma il tempo e lo cambia, quantomeno, nei ricordi.