È iniziato oggi, 9 giugno, il processo per l’omicidio della 34enne Alice Scagni, morta il primo maggio del 2022. Ad ucciderla con 20 coltellate il fratello Alberto. In aula presenti anche 5 poliziotti
Oggi, venerdì 9 giugno, a Genova è partito il processo relativo al delitto di Alice Scagni, la donna morta ammazzata con 20 coltellate dal fratello Alberto Scagni nel maggio dell’anno scorso. Un omicidio efferato che ha sconvolto l’opinione pubblica nazionale.
Stamani in aula, davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Cusatti, dalla collega Cinzia Perroni e da 6 giudici popolari, di cui 5 donne, c’era lui, il 42enne Alberto. L’uomo è stato accusato di omicidio aggravato da crudeltà e premeditazione.
L’assassino sarà difeso, dopo che altri 4 legali hanno rifiutato il mandato per “divergenze insanabili con l’assistito”, dall’avvocato nominato d’ufficio Mirko Bettoli. Il perito del giudice ha sottolineato una condizione di seminfermità mentale dell’uomo, ma anche la sua capacità di affrontare il processo.
Alice Scagni, parte oggi il processo per l’omicidio della 34enne
Le parti sono discordanti sullo stato di salute mentale di Alberto Scagni, fratello della vittima, Alice uccisa con 20 coltellate il primo maggio 2022. Per il consulente della Procura, invece, l’uomo è capace di intendere e volere. Di parere opposto è l’esperto nominato dai genitori Scagni che lo ha definito del tutto incapace di intendere e di volere.
In aula oggi c’erano i 5 poliziotti, giunti davanti la Corte D’Assise per testimoniare sul delitto. Quel giorno Alberto ha accoltellato la sorella Alice, fuori al portone della casa di lei in via Fabrizi a Genova. In aula oltre agli agenti erano presenti anche i genitori del 42enne e di Alice che da molto tempo denunciano gli allarmi ignorati sulla pericolosità del figlio.
Ed è proprio la famiglia della vittima che è partita una indagine parallela contro la polizia e il servizio di Salute mentale, accusati di non aver ascoltato le richieste di aiuto dei parenti dopo le minacce di Alberto: Accusati di omissione di atti d’ufficio sono un medico della Asl 3 e due poliziotti della questura. E’ emerso proprio ieri che Antonella Zarri, mamma di Alice e Alberto, ha chiesto aiuto all’Asl ben 63 volte in un solo mese e mezzo per il figlio Alberto che non stava bene. Secondo i tabulati telefonici, l’ultima chiamata della donna è data 28 aprile, tre giorni prima del delitto di Alice Scagni.