Il marito di Pierpaola Romano, la poliziotta uccisa a Roma dal collega Massimiliano Carpineti, ha confessato di aver intuito subito che la donna uccisa nell’androne del palazzo era moglie. I colleghi: “E’ stato uno shock ricevere quella telefonata”
Quella mattina del primo giugno il marito della poliziotta Pierpaola Romano, anch’egli agente di polizia, era in servizio quando la radio del 113 ha lanciato l’allarme di una donna poliziotta trovata morta nell’androne del palazzo.
La donna, secondo la nota riportata dalla collega dell’agente in servizio radio: “era stata ferita con tre colpi di pistola”. Inizialmente, racconta il marito della Romano, le notizie erano ancora frammentarie. Ma in lui il sospetto che si stesse parlando proprio della moglie Pierpaola era, purtroppo, una certezza che non avrebbe voluto avere.
Così il poliziotto ha alzato il telefono, ha chiamato la sala operativa e ha riferito ai colleghi: “Potrebbe essere mia moglie”. Quelle parole hanno scioccato gli uomini del 113. Ancora le notizie non erano certe e sulla fine che l’assassino, Massimiliano Carpineti, avesse fatto, morto suicida subito dopo aver ucciso la poliziotta, ancora non si sapeva nulla.
In centrale non era ancora arrivata la certezza che la donna era morta sotto i proiettili sparati dall’uomo. Eppure il marito di Pierpaola Romano aveva un sospetto atroce nonostante in quello stabile in via Rosario Nicolò, zona Torraccia, (Roma) abitino diverse poliziotte.
La risposta alla sua intuizione giunge pochi minuti dopo. La vittima dell’omicidio era proprio lei, Pierpaola, la donna con la quale Massimiliano Carpineti, in servizio a Montecitorio come la vittima, aveva avuto una relazione sentimentale.
Dopo il delitto, un collega della poliziotta si domanda il perché l’ispettore e marito di Pierpaola avesse pensato subito alla moglie: “Forse sapeva qualcosa in più?”. L’agente Romano da qualche settimana si era riavvicinata al marito dopo un periodo di crisi matrimoniale. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la donna aveva deciso di chiudere la relazione con il collega Carpineti dopo che aveva scoperto di avere un tumore al seno.
Molto probabilmente, secondo i colleghi di Pierpaola Romano, Carpineti, non si era rassegnato alla fine di quella relazione. Forse la donna si era confidata con il marito riferendogli di essere stata minacciata dall’uomo. Le supposizioni avanzate dagli agenti, colleghi della poliziotta, sono diversi.
Come riporta Repubblica, un poliziotto di Montecitorio, collega della vittima e dell’assassino, ha riferito: “Se avessimo saputo qualcosa noi, saremmo intervenuti senza dubbio. Pierpaola era una donna serena, circa un paio di mesi fa era andata in malattia. E non aveva avuto alcun atteggiamento che potesse far presagire quello che adesso stiamo vivendo”.
Come riporta ancora il quotidiano, gli altri colleghi della Romano sono ancora tutti sotto shock. “A lavoro si sapeva che Pierpaola e Massimiliano avevano una storia. Loro erano molto discreti, lei non parlava mai di lui. Ricordo una donna legata al figlio e riservata anche sulla malattia. Ci eravamo sentiti a Pasqua, mi aveva inviato un messaggio di auguri e io avevo ricambiato. Carpinati non aveva mai mostrato segni di squilibri mentali, mai una sanzione disciplinare che io sapessi. Nessuno di noi riesce a darsi una spiegazione. Perché se solo avessimo notato qualcosa lo avremmo fermato, avremmo segnalato ai superiori una stranezza. Invece no, lui era un uomo apparentemente tranquillo”.
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