Il delitto di Pierpaola Romano, la poliziotta uccisa dal collega suicida a Roma inizia a farsi sempre più chiaro. I colleghi e gli amici raccontano i mesi precedenti all’omicidio vissuti dall’agente 58enne
In via Rosario Nicolò, nel quartiere Torraccia di Roma i residenti sono ancora sconvolti per quello che è accaduto a Pierpaola Romano, la 58enne, sostituto commissario coordinatore di polizia. Un delitto che nessuno si sarebbe mai aspettato, non con queste crude modalità in stile mafioso e non da parte di un collega di lavoro.
Eppure è accaduto. Tutto in pochissimi istanti: la pistola esplode un paio di colpi, forse tre, diritti alla testa e all’addome della donna che cade sulle ginocchia e muore. Teatro del cruento omicidio l’androne del palazzo dove Pierpaola viveva insieme al marito, anch’egli poliziotto presso il commissariato di Sant’Ippolito, nel quartiere di San Lorenzo a Roma.
Poco dopo l’arrivo degli agenti della Squadra Mobile sul posto. Per la 58enne non c’è niente da fare. Partono le ricerche dell’uomo e poco dopo terminano in una via poco distante da dove è avvenuto il delitto. Nell’automobile c’è il killer, morto. Si è suicidato sparandosi con la stessa pistola con cui poco prima aveva ucciso la collega Pierpaola. L’indomani del tragico evento parlano i colleghi dell’agente di polizia deceduta.
Poliziotta uccisa dal collega: il racconto degli amici sugli ultimi mesi di vita della 58enne
Lo sconcerto per ciò che è accaduto è troppo vivo tra le persone che conoscevano la poliziotta uccisa a Roma dal collega. Alcuni residenti, vicini di casa di Pierpaola raccontano, come riporta il Messaggero: “Non posso dire altro se non che era una bravissima persona. Perché come fa una donna a morire così?”.
Ancora di più sconvolti i familiari della poliziotta, del marito di lei e il figlio 22enne della coppia rientrato nella Capitale da Piacenza dove frequenta la scuola allievi agenti. Sono ancora molti i punti oscuri sulla vicenda. Le indagini sono state assegnate alla Squadra Mobile seppur il movente del delitto sia da ricondurre a ragioni personali e, forse, sentimentali.
Intanto lunedì, molto probabilmente sarà svolto l’esame autoptico sul corpo della donna. Verranno sottoposte a perizia i telefoni sia della vittima che del collega suicida e da qui, gli investigatori potranno risalire agli ultimi istanti di vita dei due. Purtroppo il palazzo dove è avvenuto l’omicidio non dispone di telecamere di videosorveglianza, questo potrebbe rallentare l’attività investigativa.
Le indagini
Ad uccidere, in quello che sembra un vero agguato Pierpaola Romano è l’assistente capo Massimiliano Carpineti, collega della donna di 13 anni più giovane che dopo mezzora dall’omicidio ha deciso di suicidarsi sparandosi due colpi: uno alla gamba, l’altro sotto al mento. Dalle prime informazioni giunte, questo non sarebbe un aspetto marginale poiché sembrerebbe che la relazione sentimentale tra i due fosse terminata per volere della donna, affetta da un cancro al seno e per questo desiderosa di riavvicinarsi alla sua famiglia, andando contro il volere dell’uomo (ex amante).
Nel frattempo, alcuni colleghi dell’agente Romano ci tengono a precisare che la poliziotta era molto discreta per ciò che riguardava le sue personali vicende sia familiari che sentimentali. Che fossero la separazione in casa con il marito e, dopo la scoperta del “brutto male” il recente riavvicinamento oppure quel rapporto con il collega Carpineti, nato sul posto di lavoro tempo fa ma ormai concluso poiché, come dicono i colleghi: “lei cercava di allontanarlo”.
Le verifiche sui cellulari potranno accertare proprio questo: ovvero se l’assassino, originario di Cori, appena separato e problemi di depressione, si fosse accanito a tal punto da continuare a cercare Pierpaola. Ma anche a capire se i due avessero avuto dei contatti anche recenti, magari la sera prima dell’omicidio o la mattina stessa.