Il tema intercettazioni per politici e giornalisti diventa un allarme: a lanciarlo è il senatore Matteo Renzi. Cosa ha denunciato il leader di Italia Viva.
I servizi segreti intercetterebbero i dispositivi mobili di politici e giornalisti. A lanciare l’accusa è Matteo Renzi, principale esponente di Italia Viva, nonché ex presidente del Consiglio e attuale senatore della Repubblica.
Lo stesso Renzi cita il libro di Luigi Bisignani e Paolo Madron, intitolato “I potenti al tempo di Giorgia“, all’interno del quale si parla di una inchiesta partita dalla Procura di Roma. Si parla nel caso specifico di oltre “400 utenze captate” e secondo Renzi si tratterebbe di figure molto conosciute negli ambienti.
E proprio queste utenze sarebbero quelle di politici e giornalisti, almeno secondo quanto ribadito da Renzi. Nel corso di una intervista rilasciata a Repubblica, infatti, l’ex premier ribadisce che il Copasir si dovrebbe occupare di questa delicata vicenda, nello specifico Alfredo Mantovano, responsabile dei servizi segreti per il Governo guidato da Giorgia Meloni.
“In questa maniera ogni settimana si potrebbe capire quello che accade nelle redazioni o quello che avviene nei palazzi della politica. Se questo fosse vero, ci troveremmo di fronte a una cosa di una gravità inaudita. Sarebbe minato alle basi il nostro equilibrio dei poteri che fonda il sistema democratico“, rilancia Renzi.
Proprio il leader politico, citando il libro, evidenzia la questione delle intercettazioni preventive, ovvero spionaggio che l’intelligence può effettuare anche senza un’inchiesta aperta dalla magistratura. Ciò avviene in genere quando si tratta di un possibile pericolo di sicurezza nazionale. Per fare tutto questo, però, ci sarebbe bisogno di un’autorizzazione da parte della Corte d’Appello.
“In alcuni ambienti si parla di questo e cioè che vi siano giornalisti o politici intercettati senza le garanzie costituzionali di una indagine ma dai servizi segreti. Mi spiego meglio: data l’autorizzazione iniziale della Corte si procede a strascico, senza ulteriori autorizzazioni, e si arriva a intercettare giornalisti e politici“, denuncia il leader di Italia Viva.
Sempre lo stesso Renzi ribadisce di non aver ancora compresa cosa sia accaduto ai tempi di Giuseppe Conte e del capo dell’intelligence Vecchione. Lo stesso dubbio sarebbe stato ribadito anche con l’attuale maggioranza. L’ex presidente del Consiglio ha parlato di un argomento di cui si dice conoscitore, essendo stato a Palazzo Chigi, ma di non poter aggiungere altro poiché si tratterebbe di elementi particolari coperti da segreto d’ufficio e di Stato.
“Posso dire qual era stata sempre la mia linea: ero stato irremovibile nel dire che esiste un confine di etica della democrazia che impedisce ai Servizi di intercettare giornalisti e parlamentari in questo sistema di intercettazioni preventive a strascico. Di più: non ho mai visto una sola riga che riportava intercettazioni preventive“, spiega.
Lo stesso Matteo Renzi torna al passato e parla di quando bloccò la nomina di Elisabetta Belloni come presidente della Repubblica, essendo all’epoca a capo dei Servizi.
“Suggerisco che Mantovano smentisca in modo chiaro che queste vengono effettuate su parlamentari e giornalisti. Io di giornalisti ne ho querelati tanti, non ho un buon rapporto con la categoria. Ma qui in gioco è il sistema democratico del Paese, mi sembra di essere tornato ai tempi in cui bloccai la nomina di Elisabetta Belloni a presidente della Repubblica perché il capo dei Servizi non può diventare capo dello Stato“, conclude Renzi.
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